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OXFORD (GB). Una nuova tecnologia aiuta a decodificare il più antico e indecifrato sistema di scrit.

codice scirttura

I ricercatori dell’Università di Oxford e Southampton hanno sviluppato un sistema di reflectance transformation imaging (trasformazione di immagini in riflettanza) per raccogliere immagini di elevata qualità di antichi ed importanti documenti storici (ricerca finanziata dal UK Arts and Humanities Research Council ed il Andrew W. Mellon Foundation). Il sistema è stato recentemente applicato allo studio di alcuni reperti conservati nei sotterranei del Louvre. Queste e altre immagini relative ai documenti sottoposti ad indagine sono ora disponibili gratuitamente online sul sito Cuneiform Digital Libraryinitiative.
Tra i documenti ci sono manoscritti redatti in proto-Elamita, il più antico e indecifrato sistema di scrittura conosciuto, utilizzato nell’antico Iran dal 3200 al 3000 secolo a.C.. Analizzando le immagini ad elevata qualità di questi documenti e condividendole con la comunità scientifica, il team dell’Università di Oxford spera così di decodificare il codice.
Il Dr Jacob Dahl, tra i leader del Cuneiform Digital Library nonchè Professore all’Università di Oxford nella Facoltà di Studi Orientali, ha speso dieci anni nel tentativo di decifrare la scrittura pro-Elamita e ritiene che il nuovo sistema possa portare ad importanti progressi nella ricerca. Il Dr Dahl sottolinea infatti l’importanza di lavorare su immagini ad elevata qualità quando si tratta di codificazione di manoscritti, affinché vengano messe in evidenza anche minime differenze nei simboliche possono risultare determinanti nell’interpretazione del codice.
Lo staff dell’Archaeological Computing Research Group e dell’Electronics and Computer Science dell’Università di Southampton ha sviluppato una metodologia chiamata reflectance transformation imaging: il manoscritto posizionato al centro di una cupola viene fotografato 76 volte man mano che viene illuminato da 76 luci poste in differenti angolazioni. Le immagini prodotte vengono quindi combinate in modo da poter muovere la luce lungo la superficie dell’immagine digitale e usare le differenze di luce e ombra per evidenziare i dettagli.
Attraverso le ricerche finora condotte è emerso che la scrittura pre-Elamita usa non solo i simboli per rappresentare le cose ma anche un sillabario. Ad esempio, il termine “gatto” non sarebbe rappresentato da un simbolo raffigurante l’animale, ma da simboli relativi alle sillabe della parola stessa.
Ben la metà dei segni così utilizzati sembrano essere stati inventati ex novo per rappresentarne il suono. Se ciò venisse confermato, anche grazie alle analisi delle immagini così ottenute, cambierebbe radicalmente la nostra interpretazione e comprensione delle prime scritture, dove il fonetismo è considerato essersi sviluppato attraverso il cosiddetto “principio del rebus”.
Sebbene certe caratteristiche del sistema di scrittura siano già conosciute, gli scribi condividevano alcuni segni con la scrittura della Mesopotamia (numeri e segni rappresentanti animali od oggetti come la pecora, la capra, i cereali, ecc.), l’80%-90% del sistema rimane indecifrato.
La scrittura pro-Elamita fu utilizzata in documenti amministrativi e per l’agricoltura, ma non nelle scuole. La mancanza di una tradizione accademica ha fatto sì che molti errori venissero inseriti nei testi e che il sistema risultasse poco utile per funzioni amministrative.
Scherzando, il Dottor Dalh ha affermato che “forse questo è il primo caso conosciuto di collasso del sistema della conoscenza riconducibile allo scarso finanziamento dell’educazione”.
Il Louvre ha dato accesso a 1100 tavolette pro-Elamite, metà delle quali ora possono essere consultate sul sito del Cuneiform Digital Library Initiative.
Il Dr Dahl ha sostenuto che la collezione del Louvre, e in particolar modo le tavolette provenienti dalla  Mesopotamia e dall’Iran, sono storicamente importanti, in quanto contengono il primo sostanziale codice legislativo, la prima documentazione di lotte tra regnanti, il primo esempio di propaganda e la prima forma di letteratura.
Rendere pubblici e divulgare fondamentali documenti della storia antica sta diventando sempre più importante sia per accrescere il contributo nella ricerca sia per conservare e preservare i beni culturali anche in zone afflitte da conflitti. Basti pensare che in Iraq, negli ultimi 20 anni,il patrimonio storico artistico è stato oggetto di continui saccheggi e la vicina Siria sembra avere purtroppo un simile destino.

Fonte: http://www.heritagedaily.com, 06 nov 2012

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