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NARDO'(Le). Nella palude c’è una villa romana.

L’assessore all’Urbanistica e Ambiente del Comune di Nardò, in provincia di Lecce, Mino Natalizio, parla, a ragione, di una ritrovata «villa romana», intendendo con ciò un ampio insediamento residenziale e produttivo.
La scoperta “in nuce” a Nord del territorio di Nardò, nella zona del «Frascone» e della «Palude del Capitano», rischia di essere qualcosa di straordinariamente importante. Nei giorni scorsi Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea presso la facoltà di Beni culturali dell’Università di Lecce, ha inviato una documentazione fotografica al Soprintendente per i beni archeologici della Puglia, Giuseppe Andreassi.
Con una breve ma esaustiva descrizione dei luoghi, la docente afferma che i resti di superficie analizzati «permettono di ipotizzare l’esistenza di un insediamento di età romana imperiale, caratterizzato presumibilmente da una certa continuità di frequentazione, di natura abitativa e produttiva al contempo, quasi sicuramente connesso allo sfruttamento delle risorse marittime».
Alla studiosa sovviene immediatamente il confronto con altri siti della stessa costa ionico-salentina: Torre Chianca a Porto Cesareo e Punta Pizza dì Gallipoli. La sbalorditiva «squadratura» degli approdi che si affacciano sul mare cristallino, inoltre, restituisce all’immaginazione quello che gli studiosi locali hanno sempre ipotizzato: il mitico porto romano a servizio di un insediamento produttivo di notevolissima entità. Non molti mesi fa il responsabile provinciale dei Rangers d’Italia, Massimo Vaglio, sollevò il problema della tutela e valorizzazione del distretto del «Frascone» evidenziando gli enormi blocchi monolitici che formano una vera e propria cortina a protezione dell’insenatura.
Giampiero Dantoni, infine, fondatore nel 1972 del Gruppo Speleologico di Nardò, ricercatore e scopritore di alcune grotte preistoriche oltre che divulgatore delle ricerche scientifiche in atto da decenni nel territorio di Nardò, è stato il trait-d’union con il Comune, perché la «comunicazione» dell’Amministrazione con l’Accademia fosse proficua. Ed infatti il Comune risponde: «L’ufficializzazione della scoperta — dice Natalizio — rafforza 11 nostro obbiettivo di creare un connubio tra natura ed archeologia».
L’area tra Portoselvaggio e Palude del Capitano, oltre a contenere tre Sic è dal 16 marzo 2006 Parco naturale regionale. Un riconoscimento ottenuto dopo 25 anni proprio grazie all’impegno degli amministratori neritini e dello stesso giovane assessore.
«E’ un unico scrigno — dice Natalizio – perché in cinque chilometri di costa é racchiuso un distretto archeologico tra i più rilevanti d’Italia». Nella zona insiste, tanto per fare un esempio, il «pianoro» neolitico di Serra Cicora, studiato da anni dalla professoressa Elettra Ingravallo, o la mitica «grotta del Cavallo». Qui, negli anni ‘60, nascono gli studi sistematici di Edoardo Borzatti Von Lowenstern dai quali si traccia il rilievo paleo-ecologico del Salento.
E’ ormai certo che Nardò finanzierà gli scavi di questo straordinario tassello mancante nel mosaico storico dell’area «Portoselvaggio-Palude del Capitano». Un contributo che servirà a tirar fuori dalle sabbie del tempo la ritrovata «villa romana».


Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno 23/11/2006
Autore: Valerio Biagio
Cronologia: Arch. Romana

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