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NAPOLI. Villa imperiale Pausilypon, nuove ricerche archeologiche nel settore termale.

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Tesori del passato, nascosti o voltati o addirittura sfondati da clandestini, che vengono finalmente alla luce, nell’ambito del pregiato evento di cultura inclusiva: “Incontri di archeologia, speciale trentennale ottobre 2024 – maggio 2025”, presentato giovedì 14 novembre nella sala Auditorium del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann), dal dottor Marco Giglio, qualificato archeologo dell’Università di Napoli, l’Orientale, che ha illustrato ai convenuti le nuove ricerche da lui dirette, effettuate in uno col Comitato preposto, presso il settore termale della Villa imperiale romana, del Parco Pausilypon di Napoli.
napoliNel corso della recente campagna di scavo, in concessione da parte del Ministero alla Cultura, tutte le fasi del prezioso, articolato lavoro, hanno visto impegnati, nelle attività di ricerca e formazione, gli studenti triennali e magistrali (una quindicina di partecipanti), del predetto Ateneo: dallo studio delle stratigrafie alla documentazione grafico-fotografica, alla gestione del magazzino.
Sotto il classico riflettore, come accennato, l’area termale superiore della Villa, normalmente datata ad epoca Adrianea, ed in particolar modo l’ambiente ovest del cosiddetto calidarium, nonché i “praefurnia” (che producevano aria calda!), individuando in alcuni punti il “mosaico di prima fase”, ricoperto con un telo non idoneo alla conservazione, prima di interrarlo nuovamente.
Gli obbiettivi del pluriennale progetto di ricerca sono molteplici: da un lato individuare i resti archeologici, presenti nell’area compresa tra la terrazza dei teatri e l’area demaniale affacciata sulla Gaiola, dall’altro di definire lo sviluppo architettonico di questo settore della Villa e le sue sequenze cronologiche.
napoliLe attività di quest’anno si sono, in particolare, concentrate in due distinti settori della villa, già indagati in maniera non sistematica agli inizi del Novecento dal Günther e, da questi, identificati con il settore delle terme superiori e del cosiddetto vigneto. La prima area fu parzialmente scavata dal Günther (non esiste però una dettagliata documentazione fotografica…), che rimosse ingenti porzioni della sequenza stratigrafica di uno degli ambienti termali, lasciandola esposta per lungo tempo, fino al suo progressivo reinterro e abbandono alla vegetazione infestante.
In anni più recenti, fu qui realizzato un intervento di recupero dell’ambiente circolare, noto come calidarium, rimuovendo sia porzioni dell’interro di epoca contemporanea, sia elementi dei piani pavimentali e delle pilae, lì lasciate dopo l’intervento dell’inizio del Novecento.
Sempre nel settore delle terme, si apprende, è stato effettuato un secondo intervento nell’area identificata dal Günther come pertinente ai praefurnia del complesso termale, area in cui lo stesso studioso aveva identificato la presenza di più fasi edilizie, tutte pertinenti al complesso termale, normalmente datato come detto ad epoca Adrianea. Purtroppo, si sottolinea, non è possibile collocare cronologicamente altri interventi di epoca moderna, visibili nell’area, tra cui si segnalano scarichi di materiali da costruzione, e che non è stato possibile intercettare stratigrafie in situ, in associazione con le molteplici fasi architettoniche riscontrate.
napoliInfine, un terzo intervento nell’area è stato realizzato più a Ovest del calidarium, in una zona sopraelevata, in cui era visibile una porzione di un ambiente voltato. Tuttavia, proprio a ridosso dell’area di scavo insiste una struttura muraria, residuo di un più ampio ambiente di epoca bellica, a cui erano connessi alcuni sistemi di canalizzazione che hanno intaccato superficialmente la stratigrafia antica.
Inoltre, nell’area insistevano alcuni alberi di alto fusto (lecci e olivastri), con un fitto apparato radicale superficiale.
Ultima zona di intervento è stata quella dell’area del denominato vigneto, posto sul lato meridionale della collina e raggiungibile, sulla base delle notizie pregresse, attraverso una scalinata in muratura di epoca non precisata, non più visibile.
Fino ad una quindicina di anni fa, come dimostrato dall’ortofotopiano della Regione Campania del 2007, l’area era ancora accessibile e le strutture qui conservate visibili; dopo di allora la vegetazione aveva completamente invaso questo settore, facendo perdere le tracce delle evidenze di epoca antica e moderna.
napoliL’attività, pertanto, è stata soprattutto di diserbo, rimozione di accumuli moderni e documentazione di tutte le evidenze qui presenti. Il saggio 1, si rileva inoltre, è stato impiantato nell’area in cui l’ambiente circolare viene identificato da Günther come calidarium. Ad una prima fase edilizia, successiva a quanto emerso nell’area del saggio 3, è riferibile un ambiente circolare in opera reticolata, il cui paramento meridionale è visibile sia nella parte sommitale delle strutture murarie, riutilizzate successivamente, sia all’interno del corridoio di accesso al praefurnium di seconda fase. Il paramento esterno, invece, è visibile dal saggio 3, area in cui si appoggia ad una più antica struttura muraria, sempre in “opus reticulatum”.
Il paramento interno, come visibile in una porzione sul lato nord-occidentale, conserva, si spiega ancora, una serie di chiodi, allineati, funzionali a sostenere un’intercapedine realizzata con tubuli.
In un secondo momento, l’ambiente, per il quale non è possibile posizionare l’ingresso, né definire l’organizzazione del sistema di riscaldamento, viene completamente modificato.
<<Il sistema di circolazione del calore più antico, si fa presente, viene abolito e l’ambiente ristretto attraverso la creazione di un nuovo setto murario, addossato al paramento interno più antico, in opera testacea. La nuova struttura riduce il diametro dell’ambiente e lo dota di un praefurnium, collocato sul lato settentrionale, e per accedere allo stesso viene realizzato un breve corridoio tagliando la struttura muraria più antica. Oltre al nuovo praefurnium, probabilmente pertinente a questa fase, è una concameratio realizzata con tubuli quadrangolari, di cui si conserva traccia sul lato settentrionale, in corrispondenza del praefurnium>>.
napoliNon è invece chiaro, si osserva, se è pertinente a questa fase il piano pavimentale dell’ipocausto, su cui si conservano tracce delle pilae, di forma ovale e ridotte dimensioni, mentre si aggiunge: <<Sempre di difficile collocazione cronologica è un taglio circolare al centro del piano pavimentale dell’ipocausto dell’ambiente. Il taglio, delimitato da cinque basi in laterizio, è a sezione ovoidale e profondo 1.52m; ne è stata ipotizzata la pertinenza all’alloggio di un sistema di riscaldamento a samovar. Le pareti del pozzo sono in opera testacea, mentre il piano pavimentale, leggermente inclinato verso est, è in laterizi; le strutture inglobano due setti murari, sempre in opera testacea, al momento di non chiara funzione. Il paramento murario, sul lato Nord-Ovest, è tagliato e da qui si accede ad un precedente ambiente voltato, forse un corridoio, di cui si conserva la volta in cementizio impostata su muri perimetrali in opera mista. Il piano del pozzo si trova in quota con l’imposta della volta, elemento che rende poco plausibile l’interpretazione del pozzo come praefurnium>>.
L’ambiente voltato, si chiosa al momento, è tuttora obliterato da un deposito archeologico non scavato, che sarà oggetto di future indagini.

Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it

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