La villa dei Papiri apparteneva a Lucio Calpurnio Pisone: politico e suocero di Giulio Cesare, fu protettore di Filodemo, filosofo greco che giunse in Campania portando con sé l’insegnamento dell’epicureismo.
Molte delle sue opere sono state custodite dalla polvere del tempo che si è depositata sulla villa e su Ercolano. Adesso, grazie al lavoro dei ricercatori, possiamo sperare che le decine di rotoli ancora sigillati e conservati presso l’Officina dei papiri della Biblioteca Nazionale di Napoli potranno essere esaminate.
Durante l’eruzione, il gas vulcanico caldo ha carbonizzato i rotoli rendendoli fragili e i tentativi di leggerli fatti finora, con l’apertura meccanica, hanno inevitabilmente rovinato o distrutto i papiri. E forse, un giorno, riusciremo a leggere anche i papiri della sezione latina della biblioteca, che secondo l’opinione di molti studiosi sarebbe collocata ad un livello sottostante rispetto a quello venuto alla luce e quindi ancora tutta da scoprire.
“Un lavoro scientifico di enorme importanza, per la cultura classica e non solo per la tecnologia“. A dichiararlo è Roberto Bartolino, docente del Dipartimento di Fisica dell’Universita’ della Calabria, che spiega come “sara’ possibile recuperare ‘pezzi’ di storia e di vissuto dell’antichita’, come libri, lettere, papiri, ad altissimo rischio di decomposizione e, percio’, finora inutilizzabili“.
Il lavoro di ricerca, con il contributo dell’Università della Calabria, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports con i primi frammenti di pagine “decifrate”.
Fonte: www.quotidianoarte.it, 8 giugno 2016