Complesso di Sant´Andrea delle Dame. Una delle più importanti chiese convento della Controriforma in cima alla città. Tanto in cima che la strada alla quale corrisponde la sua parte alta una volta si chiamava “via Settimo Cielo”.
In queste sale, dall´800 sede della facoltà di Medicina della Seconda Università, a cui si accede da via Costantinopoli 16, salendo all´ultimo piano dell´edificio, “abiteranno” uno stabulario e un centro per la risonanza magnetica tra i più avanzati dell´Italia meridionale.
Ma prima bisognerà fare i conti col passato. Mentre gli operai scavavano per sistemare gli impianti di condizionamento dell´aria, infatti, la storia è tornata ancora una volta alla ribalta. Un pozzo romano del IV-III secolo a. C., un pezzo di muro del V-IV secolo a. C. (fortificazione o tempio, considerato che ci troviamo sull´acropoli?) e – sorpresa delle sorprese – una fetta di suolo che porta i segni dell´aratro di un “napoletano” vissuto tra Neolitico ed Eneolitico, quando l´umanità si risolse a diventare stanziale e a coltivare la terra. Lo scavo è andato ancora più in profondità, arrivando di eruzione in eruzione, fino a 8000 anni prima di Cristo.
Passato e presente viaggiano insieme, come si è visto scavando per la metropolitana. Anche il Secondo Ateneo con il rettore Franco Rossi e il coordinatore del progetto Pasquale Belfiore hanno dovuto rivolgersi alla Soprintendenza archeologica e Maria Luisa Nava ha attivato immediatamente la massima esperta di “archeologia urbana”, Daniela Giampaola.
Gli studiosi sono intervenuti già in fase di progetto. E il sospetto ha avuto conferma il 27 agosto, quando al centro degli ambienti del porticato al quale si accede dalla parte alta dell´”acropoli”, via De Crecchio, è venuto alla luce un pozzo con un sistema per prelevare acqua prima che sotto Augusto fosse realizzato l´acquedotto di Serino.
Infrastrutture del passato alle quali fu sovrapposto nel XVII secolo il monumentale convento. I frammenti di ceramica, come sempre, hanno aiutato gli archeologi a datare il pozzo.
Poco distante, sempre negli ambienti a volta che si trovano 12 metri sopra via Costantinopoli, ecco invece una massiccia parete di blocchi di tufo di un metro per settanta.
Dista poco Sant´Aniello a Caponapoli, la chiesa che contiene una parte della cinta muraria che parte da piazza Bellini e passa per Sant´Antoniello, dove un altro pezzo di murazione è stato recentemente rintracciato. Il nostro pezzo è ancora da collocare nel percorso della cinta muraria urbana.
«Solo ipotesi, finché l´università non ci autorizza a scavare al piede – sottolinea l´archeologa Giampaola – sull´acropoli c´erano edifici pubblici, templi importanti. A San Gaudioso, non lontano da quest´area, sono stati trovati reperti collegati al culto di Demetra». Potrebbe trattarsi di un muro come di un edificio.
Alle spalle del pozzo-cisterna, circa tre metri sotto i nostri piedi, sono stati trovati poi dei suoli arati che datano alla fase finale del Neolitico. Dello stesso periodo sono i terreni il cui calco è esposto nella mostra sotto il Museo Archeologico, trovati in via Diaz nello scavo della metropolitana.
«Il terzo – completa l´archeologa – è apparso durante il restauro del Madre in via Settembrini. La prova che questo pianoro ha da sempre il problema della sovrappopolazione. Coltivavano i declivi, anche per sfruttare il corso delle acque, e abitavano sull´altura, per essere meglio difesi».
Napoli fu fondata nella piana del centro nel VI-VII a. C, 2700 anni fa, ma scoperte come quella di Sant´Andrea delle Dame o di via Diaz raccontano che gli insediamenti umani c´erano anche prima. I “napoletani” sono ancora più antichi: per 4000 anni sicuramente abitarono quelle zone.
Fonte: La Repubblica
Autore: Stella Cervasio