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MUSEI TORINESI, GESTIONE PUBBLICO-PRIVATA.

Con la nomina dei vertici direttivi, diventa operativa la Fondazione Torino Musei, modello gestionale innovativo a livello nazionale. Il presidente Giovanna Cattaneo parla di progetti futuri e di nodi problematici

Dopo una lunga e a tratti difficoltosa gestazione, la Fondazione Torino Musei entra nel viso della sua attività:approvato lo statuto e nominati i vertici, il nuovo istituto, cui è affidata la gestione dei musei del territorio (Galleria civica d’Arte moderna-Gam, Museo d’Arte antica a Palazzo Madama, il costituendo Museo d’Arte Orientale, Borgo e Rocca Medievali), è chiamato a dimostrare l’effettiva efficacia di un modello di gestione museale inedito in Italia (la fondazione “pubblico-privata” consentita dall’art. 35 della Finanziaria 2002), e per cui la città di Torino si propone quale precoce sperimentatore. Ne parla il neopresidente Giovanna Cattaneo Incisa, già sindaco di Torino nel 1992, e dal 1998 alla guida dell’Istituzione Galleria civica d’Arte Moderna e contemporanea.

Signora Cattaneo, sono già stati definiti i vertici della Fondazione?
Il 30 dicembre Pier Giovanni Castagnoli è stato nominato Segretario generale della Fondazione, su mia proposta come previsto dallo statuto: ritengo che possa avere la visione giusta per far partire la Fondazione, e per consentirle di operare ad alto livello. Unisce capacità di gestione, già dimostrata alla Gam (di cui manterrà la direzione), con le garanzie scientifiche fornite dal suo essere uno storico dell’arte. Il Comitato scientifico previsto dallo Statuto deve essere nominato dal Consiglio Direttivo attraverso bando pubblico, emanato il mese scorso. I tempi saranno comunque rapidi, ritengo entro il mese di marzo: il comitato è infatti indispensabile per la definizione del programma della fondazione stessa.

Quali sono i progetti su cui la Fondazione intende concentrarsi?
Per quanto riguarda la Gam, il programma del 2003 è già stato presentato, comprendente tutte le mostre dell’anno. L’intendimento, su cui peraltro il Consiglio deve ancora esprimersi, è di rafforzare sempre di più la Gam, a livello nazionale ma anche nel panorama internazionale. Sull’auspicata acquisizione di nuovi spazi, questo non dipende direttamente dalla Fondazione, che ha però già presentato le sue richieste all’Amministrazione comunale in merito a parte dei 16mila metri quadrati delle ex Ogr. Per quanto riguarda Palazzo Madama, il cui cantiere di restauro è gestito direttamente dal Comune, non ci sono novità, se non che l’inaugurazione è prevista non prima del 2005, ma con numerose attività nell’attesa. Per questo museo, come per il Borgo medievale, sono in via di definizione anche le nomine dei rispettivi direttori.

Due sono le questioni ancora sul tappeto: il Museo Pietro Micca, per cui lo Stato, che ne è proprietario, deve chiarirne l’ingresso nella Fondazione; e la partecipazione di soggetti diversi dal Comune, in particolare Regione e Fondazioni ex bancarie.
Il museo intitolato a Pietro Micca si trova in una situazione molto curiosa: seppur di proprietà dello Stato, è gestito dalla sua nascita, nel 1961, dal Comune, tanto da essere definito “civico”. Il suo ingresso effettivo nella Fondazione è subordinato alla firma dell’apposita convenzione da parte dello Stato. Entrerà invece sicuramente nella Fondazione il Museo d’Arte Orientale in via di realizzazione ed espressamente citato nello Statuto. Per quanto riguarda i nuovi possibili ingressi tra i soci fondatori, siamo in attesa del rappresentante della Regione Piemonte, mentre la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt, che già hanno un rappresentante in consiglio, sono in un momento di difficoltà per la riforma delle fondazioni a livello nazionale. Altri soci, seppur non fondatori, sono previsti e auspicati, soprattutto dal settore privato.

Come spiega la concomitanza, nella città di Torino, di due inziative quali la Fondazione da lei guidata, e la Fondazione Museo Egizio, che si pongono entrambe come “modelli” a livello nazionale?
Forse grazie ad amministratori attenti e disposti a mettersi in gioco, favoriti da una città sensibile, che parla poco e fa tanto: substrato forte più volontà forte. C’è poi un incontro virtuoso con un sistema legislativo nazionale ampiamente rinnovato, che consente formule di gestione in precedenza non praticabili.
Fonte: Il Giornale dell’Arte
Autore: Alessandro Martini

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