Durante gli scavi operati nel 1989, per dei lavori all’impianto di termoventilazione della basilica monzese, si rinvennero tre interessanti tombe intonacate e dipinte.
Il saggio di scavo, pari a circa mq 16, era ubicato quasi al centro della navata sinistra del Duomo, all’altezza del secondo intercolumnio partendo da est. Putroppo non fu possibile ampliare l’intervento verso nord e verso sud per una migliore lettura dei muri messi in luce, per non compromettere la vita regolare della basilica.
A un primo periodo (Periodo I), datato a probabile età longobarda, appartengono due fondazioni ad andamento est-ovest, parallele tra loro e distanti m 3,70. Costruite in corsi regolari di ciottoli, alternati a livelli di malta tenace, delimitavano uno spazio identificato come parte di una navata della basilica teodolindea. La muratura settentrionale si legava ad una fondazione quadrangolare, probabile base di pilastro o colonna.
Nel periodo successivo (Periodo II), datato ad età altomedievale, all’interno di quest’area e in parte addossate alle fondazioni precedenti, vengono costruite tre sepolture a cassa di mattoni con pareti affrescate.
Le tombe 1 e 3 presentano un orientamento est-ovest, mentre la tomba 2 si dispone da nord a sud.
Tutte e tre le tombe, sulla base dei dati di scavo, sono da ritenersi posteriori alle fondazioni di Periodo I, ma non databili con precisione per la mancanza di reperti.
La tomba 1 si appoggia per tutta la sua lunghezza alla fondazione nord di Periodo I. L’intercapedine tra questa e il lato settentrionale della tomba risultava accuratamente sigillata con frammenti di laterizi e malta.
Dell’inumato, deposto col cranio a ovest, restava in situ solo parte degli arti inferiori, a causa dell’asportazione avvenuta durante la costruzione del cunicolo.
La decorazione si sviluppava sui quattro lati ed era composta da croci bicrome (rosso / bianco) arricchite da motivi lineari che si dipartivano a raggera dall’incrocio dei bracci.
La testata ovest (asportata ma non distrutta nel corso dei lavori moderni), era decorata con una croce e con un’iscrizione, entrambe mutile nella parte superiore. Dell’iscrizione sono superstiti, e solo in parte, le due righe inferiori, che originariamente dovevano fiancheggiarla per tutta l’altezza. Sono segnate nella parte inferiore le linee guida, mentre in quella superiore si utilizzò come riferimento il braccio trasversale della croce. Si legge: […] I / […] NUS IN / SE […] LA, probabile parte finale di una benedizione: (benedicat?)(Domi)NUS IN SE(cu)LA. La tomba 2, di forma leggermente trapezoidale, presentava il tratto nord della spalletta occidentale adeguato alla preesistente fondazione quadrangolare di Periodo I.
La decorazione si sviluppava solo sulle testate nord e sud, con croci bicrome (bianco/rosso) dal cui incrocio dei bracci si diramavano superiormente girali, inferiormente steli a raggera.
I lati lunghi erano semplicemente intonacati. La tomba 3, mutilata della testata est e delle estremità orientali delle spallette nord e sud a causa della costruzione di un basamento in un periodo successivo (Periodo III), si appoggiava con l’intero lato meridionale alla fondazione sud di Periodo I. La decorazione si sviluppava sui quattro lati. La testata ovest presentava due pannelli quadrangolari affiancati, delimitati da una cornice in rosso e separati da una banda verticale in nero. All’interno di ogni pannello, una croce bicroma (rosso/grigio-nerastro) dal cui braccio orizzontale pendono grossi elementi globulari, probabilmente gemme.
Il lato sud presentava almeno quattro pannelli quadrangolari affiancati, delimitati e decorati internamente come quelli della testata ovest. Il quarto pannello risultava incompleto a causa del suddetto successivo basamento.
Il lato nord presentava almeno quattro pannelli quadrangolari affiancati, delimitati come quelli sopra descritti. Da ovest a est si succedevano due pannelli con all’interno croci bicrome (rosso/nero-grigiastro), un terzo pannello con motivo floreale gigliato di colore rosso, e un quarto pannello con inizio di motivo floreale.
In un periodo successivo (Periodo III) assistiamo alla profanazione e parziale distruzione delle tombe 1 e 3, e poco dopo anche al sigillamento del taglio di costruzione della tomba 2.
Il problema principale, legato all’interpretazione di queste tombe, è trovare dati risolutivi circa la topografia della zona e l’entità e l’orientamento della prima basilica fondata da Teodolinda, che il nuovo grande edificio del 1300 cancellò completamente.
La basilica teodolindea dovette essere edificata in una zona marginale dell’abitato, presso il fiume Lambro e il ponte che lo scavalcava, in prossimità di una struttura difensiva, una torre, riconosciuta circa 30 anni fa.
I ritrovamenti nel corso di sterri nella sagrestia grande potrebbero consentire di aggiungere qualche nuovo elemento al problema della dislocazione originaria dell’antico edificio. Sono infatti venute alla luce sotto il pavimento della sagrestia e sotto quello della stretta cappellina che si innesta a est mediante una triplice arcata, a breve distanza dalle fondazioni della torre, cospicui tratti di un muraglione di fondazione in ciotoli e rari laterizi che, procedendo verso sud, piega poi decisamente ad angolo verso ovest.
Sono resti pertinenti a un edificio che sorgeva sull’area prima della costruzione della sagrestia (edificata insieme alla basilica nel XIV secolo), ma successivamente a quella della torre, alla quale in parte si appoggia.
Dunque, se assumiamo che la basilica teodolindea non poteva trovarsi molto distante dalla torre, che le servì da campanile, né dall’attuale edificio (la prima pietra venne posta nella “cortina”, ovvero nel quadriportico antistante la chiesa precedente), si potrebbe ipotizzare, arditamente, di riconoscere nei brani di murature affioranti tratti del perimetro dell’antico edificio. D’altra parte non si può nemmeno escludere la possibilità che tali brani di mura facessero parte di altri edifici di servizio annessi al complesso basilicale.
Durante un successivo scavo del 1996, in occasione dei lavori per l’ampiamento del museo del Duomo, nel passaggio che da via Lambro conduce all’entrata laterale nord del Duomo, fiancheggiando a ovest il chiostrino dei morti e a est le sacrestie, vennero alla luce strutture di un possibile edificio di culto di probabile età longobarda. Nonostante i limiti di interpretazione dovuti alla ristrettezza dell’area indagata (ca. mq 50) e la datazione solo presumibile in mancanza di reperti, si ritengono di fondamentale importanza i resti emersi nella porzione sud dello scavo, in quanto tutti antecedenti alla fabbrica trecentesca. Erano caratterizzati da un orientamento divergente da essa ed invece in relazione con le fondazioni in ciottoli rinvenute nella navata nord del Duomo (durante lo stesso scavo in cui emersero le tre tombe internamente dipinte) e nella sacrestia grande-cappella di Sant’Eugenio.
Dal punto di vista archeologico, abbiamo dati che ci confermano la posteriorità di queste sepolture rispetto a muri longobardi, dato che esse si appoggiano alle fondazioni di questi ultimi. Possiamo ipotizzare che questi muri facessero parte della basilica teodolindea, ma ciò non risolve il problema se le tombe cadessero all’interno o all’esterno della chiesa.
Per quanto riguarda una datazione delle tre tombe monzesi, il tipo di croce presente nelle tombe 1 e 2 rimanda chiaramente ad attestazioni di IX secolo (confronto d’obbligo è con la croce di S. Satiro a Milano).
La tomba 3, che il Cassanelli vedeva un po’ anteriore, a mio avviso va collocata comunque in un panorama cronologico di IX secolo; se ad essa dobbiamo attribuire una qualche anteriorità, questa è certamente computabile all’interno di un cinquantennio.
La presenza di tre sepolture dipinte così vicine e così simili per decorazione mi fa pensare a personaggi che possano aver avuto molto in comune anche in vita. E se ipotizziamo una certa anteriorità della tomba 3, potremmo pensare che essa sia stata il modello ispiratore delle altre due.
Fonte: Redazione
Autore: Silvia Barlassina
Cronologia: Arch. Medievale