A pochi chilometri dalla costa tirrenica, c’è un luogo che, a distanza di secoli, continua a stupire. Siamo a Vulci, nel Comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, sede di scavi archeologici di un’antica città etrusca.
Là dove il lavoro degli archeologi non s’interrompe mai le soddisfazioni sono tante. Alcune a dir poco eccezionali.
Ed è proprio l’ultima avvenuta in queste ore a esserlo in particolare. Durante i recenti scavi diretti da Mariachiara Franceschini dell’Università di Friburgo e da Paul Pasieka dell’Università di Mainz è infatti emersa una grandissima scoperta.
“Siamo seduti su una miniera d’oro”, aveva dichiarato Carlo Casi, direttore del parco di Vulci, in occasione di un’altra recente scoperta.
Ma non si tratta di una tomba quella che è appena stata scoperta, bensì di qualcosa ancora più importante. Si tratta di un tempio.
Durante i recenti scavi è venuto alla luce un vero e proprio tempio risalente al VI secolo a.C..
La prima sensazione di aver rinvenuto qualcosa di eccezionale lo aveva avuto il team che stava effettuando gli scavi dopo aver esplorato una zona del parco di Vulci con l’impiego di un georadar, una sorta di “occhio” in grado di andare in profondità. Tramite questo strumento erano infatti riusciti a individuare delle strutture murarie molto grandi, di circa 43 metri per lato.
Gli scavi che ne sono seguiti hanno di fatto confermato la presenza di un tempio monumentale finora sconosciuto, e il ritrovamento è eccezionale. Non si sa ancora a chi sia dedicato il nuovo tempio, per avere più dettagli bisognerà attendere la fine degli scavi.
Finora, l’edificio più grande rinvenuto a Vulci è stato il Tempio grande, che si trova vicino al nuovo ritrovamento e che è molto simile. Misura 42,6 X 28 metri e probabilmente è dedicato a Minerva, dea della saggezza per gli Etruschi e i Romani.
Secondo una ricostruzione, la forma del Tempio grande in origine doveva essere con quattro colonne sui lati corti e sei sui lati lunghi.
Del tempio appena ritrovato “sappiamo che gli somiglia molto”, commenta Casi “ma l’alzato non c’è più”.
“Nell’ambito del progetto Vulci Cityscape abbiamo individuato grazie a prospezioni geofisiche svolte nel 2020 in estensione a Nord del decumano, tra le altre cose, un secondo tempio monumentale finora sconosciuto accanto al tempio grande”, ha scritto la Franceschini nella sua relazione. “Il nuovo tempio ha pressappoco le medesime dimensioni e un analogo orientamento del tempio grande”.
Il tempio sarà presto liberato dalla terra che ancora si sta scavando.
“Lo scavo del nuovo tempio, avviato nel 2021 e che continuerà nei prossimi anni”, ha scritto ancora la Franceschini “sta mettendo in luce non solo la struttura del tempio stesso, ma anche le sue diverse fasi di vita, dalla fondazione, datata in base ai materiali rinvenuti negli strati che riempiono le fondamenta – allo stato attuale delle ricerche – in epoca arcaica, verso la fine del VI/inizi del V secolo a. C., alle diverse fasi di uso, abbondono e spoliazione fino in epoca romana.
Particolarmente significativo è che si tratta di un secondo tempio monumentale affiancato a quello già noto e probabilmente contemporaneo. La stratigrafia è conservata intatta, il che ci permette di ancorare le fasi di vita della struttura a una sequenza cronologica e alla storia della città di Vulci, nonché di comprendere la relazione dell’area sacra con il dinamico evolversi del tessuto urbano”.
Non ci resta che attendere la fine del meticoloso lavoro degli archeologi del parco di Vulci.
“L’area si rivela promettente”, ha concluso la Franceschini “per comprendere il complesso palinsesto urbanistico vulcente e ancorare al territorio le fasi di trasformazione, adattamento e resilienza in tempi di sfide e crisi cui è sottoposta la città etrusca e romana nella sua lunga storia”.
I primi oggetti rinvenuti spaziano “dall’età del ferro alla tarda età imperiale”, ha spiegato la professoressa. “Numerosi importi, soprattutto dall’Attica e produzioni locali di buccheri, ceramica etusco-geometrica ed etrusco-corinzia, ma anche produzioni locali da ricondursi all’età villanoviana e all’orientalizzante, confermano la vivacità dei rapporti di scambio tra Vulci e il Mediterraneo e della ben nota produzione locale nei secoli”.
Chissà quali altre sorprese ci riserverà il meraviglioso parco di Vulci.
Fonte: www.siviaggia.it, 24 ago 2022