Serviranno due carrelli elevatori della portata di 170 quintali per smontare e trasportare i quindici pezzi che compongono il monumento funerario di Vetilia Egloge, imponente ara romana di oltre 4 metri di altezza e 25 tonnellate di peso, databile al I secolo d.C., ritrovata nel settembre scorso a Modena, in via Emilia est, durante scavi per la realizzazione di interrati.
Il monumento, destinato al Lapidario romano dei Musei civici, al Palazzo dei musei, dove riceverà ufficialmente il benvenuto il 16 dicembre, sarà smontato, trasferito in deposito, sottoposto a interventi conservativi e rimontato. L’operazione, che inizierà la mattina di martedì 4 dicembre e richiederà complessivamente una decina di giorni, sarà eseguita sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna e il contributo della Cooperativa di costruzioni e della Canaletto costruzioni, che hanno sostenuto l’onere dello scavo e delle operazioni di trasporto e rimontaggio.
La parte superiore dell’ara, costruita con più blocchi di pietra calcarea sovrapposti, è emersa a poco più di un metro e mezzo dal piano di campagna, mentre il basamento si trova a circa 5 metri e mezzo di profondità
L’iscrizione, incorniciata da un elegante motivo vegetale, svela le relazioni che intercorrono fra la liberta di origine greca Vetilia, che fa erigere l’ara, e le persone a lei più care: il figlio Lucio Valerio Costante e il “carissimo” marito Lucio Valerio Costante. L’omonimia fra i due personaggi si spiega attraverso le norme che regolavano i rapporti fra patroni e liberti: il liberto, infatti, assumeva l’onomastica del suo patrono in segno di riconoscenza. Vetilia ha un figlio, anch’esso schiavo, al quale garantisce lo status di uomo libero attraverso l’affrancamento da parte del marito Lucio Valerio Costante.
Entrambi i personaggi rivestivano cariche prestigiose: Lucio Valerio Costante era un decurione di Mutina, ossia un membro del consiglio o senato municipale, costituito da ex magistrati o cittadini ricchi o influenti, mentre il figlio di Vetilia ricopriva l’altrettanto prestigiosa carica di “apollinare e augustale”, che identificava le figure preposte al culto dell’imperatore in ambito municipale.
Le necropoli romane di età imperiale si distribuivano lungo le strade consolari e già in passato la via Emilia ha restituito numerosi monumenti funerari che, oltre a chiarire aspetti del rituale funebre in età romana, forniscono numerose informazioni sul tessuto sociale della città. Nel Lapidario romano dei Musei civici, allestito nel 2001, sono leggibili le storie di militari, commercianti, uomini politici e liberti, antichi “mutinensi” le cui vicende riemergono grazie alle epigrafi e agli apparati iconografici dei monumenti che fecero erigere per tramandare il ricordo delle loro vite.
Dal 16 dicembre alle 11.30, quando il monumento entrerà ufficialmente tra i reperti del Lapidario romano, anche la storia di Egloge farà parte di questo grande “affresco” e diventerà parte integrante del percorso espositivo dedicato alle principali testimonianze delle necropoli di Mutina. La presentazione del monumento, curata dal Museo civico archeologico etnologico in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, sarà accompagnata da un’esposizione di pannelli e video dedicati alle circostanze del ritrovamento e alle necropoli della città romana. La cerimonia di benvenuto all’ara di Vetilia sarà accompagnata da un brindisi con degustazione di ricette romane a cura di Bibendum. Al pubblico verrà inoltre offerto il calendario 2008 del Museo civico archeologico etnologico, realizzato con il contributo degli Amici dei musei e dei monumenti modenesi.
Fonte: Sesto Potere 01/12/2007
Cronologia: Arch. Romana