In Sabotino ignorate le mura di inizio Novecento. E dire che c’è un Codice della Giunta che tutela i beni culturali. Dall’acquedotto del 700 in Garibaldi alla chiesa seicentesca del Richino in Moscova, secoli di storia soffocati dai cantieri.
Ruspe intelligenti. Devono esserlo per forza quelle impiegate dal Comune, nei vari cantieri in città, soprattutto in quelli per la costruzione di un parcheggio. Ruspe che se c’è un bene architettonico – una chiesa, una pavimentazione di età antica, qualche resto delle mura cittadine – nel raggio di pochi metri, loro lo intercettano. E ci scavano sopra, intorno, da tutte le parti. In barba al Codice dei Beni Culturali, varato da questa giunta, l’1 maggio 2004, proprio per regolare i lavori edilizi negli spazi di interesse artistico e storico (Art. 10, comma 2 lettera G).
Così si costruiscono parcheggi, e si danneggiano monumenti cittadini. La voce della Soprintendenza Archeologica Lombarda è stata flebile nel riprendere questa distruzione sistematica ed è stranamente rimasta inascoltata. Ma la modalità con cui è stata sollevata, non toglie peso alla denuncia. Sono parecchi i cantieri sparsi in tutta Milano in cui per dar vita ad aree di parcheggio sì feriscono importanti vestigia storiche. A iniziare da corso Garibaldi, dove lo scempio è sotto gli occhi di tutti: persino cittadini comuni hanno denunciato – purtroppo senza esito – la copertura con una colata di cemento di un acquedotto del 1700-1800. Ma i danni più gravi sono stati causati nella vicina via Moscova: qui le fondamenta di una chiesa del ‘600, forse progettata dal celebre architetto Richino, non costituirebbero elemento sufficiente al rallentamento dei lavori per un parcheggio e presto i resti preziosi saranno cancellati.
”Entro luglio il cantiere partirà e dei ruderi non resterà nulla”, fa notare Anna Ceresa Morì della Soprintendenza. “La società incaricata di effettuare scavi di salvataggio ha accertato le fondamenta della chiesa di San Carlo e del complesso monastico adiacente con scheletri interrati in semplici strutture”. E aggiunge: “La chiesa, sconsacrata nel 1700, fu poi adibita a tabaccheria e bombardata dai successivi eventi bellici”.
Insomma niente affreschi né mosaici né tesori che – nella logica della giunta – essi soli impedirebbero lo smantellamento della struttura; un simile atteggiamento si fonda sulla convinzione, poco scientifica, che si debba conservare solo ciò che può attirare il turista. Eppure non sembra inutile ricordare a una giunta cosi impegnata a guadagnare consensi che esiste un Codice dei Beni Culturali e che detto Codice regolamenta i lavori edilizi in pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi urbani di interesse artistico e storico.
L’articolo 20 sembra fatto su misura! Infatti specifica che “i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”.
Non esiste dubbio che questa normativa si applichi in modo particolare proprio a tutti i progetti di parcheggi sotterranei.
Ma continuiamo nella mappatura delle zone ad alto rischio archeologico e che potrebbero venire smantellate dal maglio impietoso della “solerte” amministrazione. In viale Sabotino sono state riportate alla luce antiche mura: costituiscono un impedimento alla costruzione di un parcheggio. “Ma sono mura dei primi del ‘900 e non mura spagnole!”, fanno notare con toni perentori dalle parti di Palazzo Marino. E con questo? Bisognerebbe distruggerle? Il Codice non lascia dubbi in proposito: “Le vie e le piazze pubbliche create da più di 50 anni sono automaticamente protette da vincolo monumentale anche senza specifica dichiarazione”, quindi se la matematica non è un’opinione anche le mura di viale Sabotino rientrano nel gruppo.
In Sant’Ambrogio la situazione è, se possibile, ancora più pesante: sono prossimi al via i lavori per due parcheggi di 160 posti ciascuno. Peccato però ci siano resti di strade quasi certamente antiche con la pavimentazione ancora ben conservata, strada che saranno solo un lontano ricordo. Lavori in punti sensibili, ovviamente con scarsa attenzione per le possibili vestigia lì conservate, hanno già preso o prenderanno presto il via senza che nessuno si sia finora opposto. Vedremo presto le ruspe in azione in piazza Aspromonte, piazza Bernini, largo Rio de Janeiro, piazza Novelli, piazza Libia, piazza Oberdan, piazza Leonardo Da Vinci, alla Darsena, via Saffi, piazza Grandi, piazza Meda e piazza Barone: “Non è possibile che in tutti questi casi la verifica di sussistenza dell’interesse artistico, storico e archeologico prevista dall’articolo 12 del Codice abbia sempre dato esito negativo. Lì qualcosa ci dev’essere!”, fanno notare i comitati di quartiere e i membri dei Consigli di zona. Di ieri, la notizia della costruzione dell’ennesimo parcheggio, stavolta in Piazza Fontana, deciso dal Commissario per il Traffico. Il coordinatore dell’opposizione a Palazzo Marino, Sandro Antoniazzi ha presentato un’interrogazione all’assessore Goggi e al sindaco, chiedendo spiegazioni, visto che “l’area interessata, di grande rilevanza storica, artistica e turistica, risente già pesantemente del traffico della zona” e che la collocazione del parcheggio, vicino al Duomo e alla Curia, “denotano scarso rispetto di dimensioni della vita cittadina”.
Insomma la polvere per edificare parcheggi sta diventando un polverone. I parcheggi avranno anche un impatto sul …. Ma benefici economicamente maggiori potrebbero arrivare da un adeguata valorizzazione del patrimonio artistico in un Paese la cui prima voce economica è costituita dal flusso turistico nelle città d’arte.
Fonte: Libero 15/06/05
Autore: Aristide Malnati