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Michele Zazzi. Servio Tullio / Macstarna il sesto re di Roma.

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Secondo la tradizione romana Servio Tullio – il sesto re di Roma – era figlio di una principessa latina di nome Ocrisia (Tito Livio Ab urbe condita I, 39 ed altri autori). A seguito della conquista della città di Corniculum da parte di Tarquinio Prisco il re latino Tullio fu ucciso e la moglie Ocrisia venne condotta schiava a Roma e donata alla regina Tanaquilla.
Alla principessa latina fu affidata la custodia del sacro focolare della reggia. Ocrisia dette alla luce un bambino che sarebbe stato generato da un fallo di fuoco, interpretato da Tanaquilla come l’emanazione del dio Vulcano o di un Genio/Lare della famiglia di Tarquinio.
Secondo un’altra versione la regina quando fu fatta prigioniera era già incinta del sovrano di Corniculum.
romaIl bambino fu chiamato Servio a causa della condizione della madre e Tullio in ricordo del padre deceduto. Il giovane ritenuto figlio di una divinità (a conferma di ciò in un’occasione furono viste splendere le fiamme attorno al capo del fanciullo mentre dormiva) venne allevato ed istruito a corte come un re ed a seguito di varie vicende e grazie all’abile regia di Tanaquilla alla morte di Tarquinio Prisco finì per succedere al trono di Roma.
Ad avviso di Andrea Carandini il padre di Servio sarebbe stato in realtà Tarquinio Prisco stesso che volendosi garantire un successore di sangue si propose di aggirare la regola che impediva che il figlio sedesse sul trono del padre alimentando unitamente a Tanaquilla la credenza della nascita divina di Servio.
Giovanni Schioppo ipotizza invece che Servio sarebbe stato verosimilmente figlio di Tanaquilla ma non di Tarquinio Prisco; la regina avrebbe ordito una congiura ai danni di Tarquinio per poi favorire l’ascesa al trono del figlio.
romaA Lione nel 1528 furono ritrovati alcuni frammenti di una tavola bronzea, cd. Tabula Claudiana o Lugdunensis, che recava inciso il testo di un discorso pronunciato dall’imperatore Claudio nel 48 d.C.. L’imperatore, che aveva sposato una nobile etrusca, Plauzia Urgulanilla, ebbe fama di etruscologo e scrisse un’opera di 20 libri sugli Etruschi dal titolo “Tyrrhenika” (opera che purtroppo non è giunta fino a noi). Nel discorso Claudio, nell’esprimersi a favore della partecipazione al Senato dei nobili della Gallia Comata, si richiama ad alcuni personaggi di origine peregrina (stranieri) che nel tempo avevano ricoperto cariche importanti a Roma, tra i quali appunto anche Servio Tullio. L’imperatore, pur dando atto che secondo le fonti romane Servio sarebbe nato dalla schiava Ocrisia, si dice convinto da fonti etrusche (gli “auctores Tusci” che probabilmente aveva avuto modo di consultare) secondo le quali il futuro re di Roma fu invece l’amico più fedele (“sodalis fidelissimus”) di Celio Vibenna e compagno di tutte le sue avventure, abbandonò l’Etruria con i resti dell’esercito di Celio e occupò il Monte che chiamò Celio dal suo comandante, mutò il nome etrusco Mastarna in Servio Tullio e divenne infine re di Roma. Il discorso dell’imperatore è riportato in forma letteraria anche da Tacito (Annali, XI, 25) ma senza riferimento a Servio.
Il nome Mastarna si ritrova inoltre in uno degli affreschi della Tomba François di Vulci (scoperta nel 1857) della famiglia Saties, databile alla seconda metà del IV secolo a.C. La pittura (realizzata sulla parte destra del tablinum ed in parte sull’atrio) rappresenta uno scontro tra due fazioni (con didascalie che indicano i nomi dei protagonisti) con personaggi di origini e patrie diverse ed in particolare riproduce la liberazione di Celio Vibenna (“Caile Vipinas”) da parte di Macstrna, che con una spada recide i lacci che tengono prigioniero l’amico e compagno di avventure. Nella scena seguono altre figure: Larth Ulhtes che uccide Laris Papathnas di Volsinii, Rasce che mette a morte Pesna Aresmna di Sovana, Aule Vipienas che toglie la vita a Venthical (…) plsachs di Falerii ed infine Marce Camitlnas che minaccia Cnaeve Tarchunies di Roma (“Rumach”).
romaLe fonti latine fanno riferimento ai fratelli Vibenna ed in particolare Tacito (Annales IV, 65, 1-2) precisa che Celio su richiesta di Tarquinio Prisco avrebbe prestato soccorso al re romano, prendendo possesso di un colle dell’Urbe.
Un frammento di Festo (voce Tuscum Vicum, 486, 12 – 19) cita i due fratelli Vibenna vulc(ientes) e Max […] che, secondo le indicazioni della Tabula claudiana, potrebbe essere reso Max(tarna). Dionigi di Alicarnasso (IV, 3, 2) riferisce che Servio, prima di divenire re, avrebbe ricoperto la carica di magister equitum di Tarquinio Prisco.
La storicità dei fratelli Vibenna nonché la loro successiva mitizzazione sarebbero dimostrate dal ritrovamento di alcuni reperti: un piede di calice in bucchero della prima metà del VI scolo a.C. inscritto “Mi ha donato Avile Vipiennas” ritrovato nel santuario di Portonaccio a Veio; kilyx a figure rosse del V secolo a.C. con iscrizione Avles Vipinas attualmente esposta al Musée Rodin a Parigi, forse proveniente da Vulci; specchio del III secolo a.C. da Bolsena ed ora conservato al British Museum, con raffigurazione dei fratelli Vibenna che assalgono il cantore Cacu.
Secondo alcuni studiosi (tra i quali anche Massimo Pallottino) Macstarna più che un nome potrebbe essere un appellativo od un titolo riferibile alla parola latina magister con l’aggiunta del suffisso aggettivale etrusco -na; il nome pertanto potrebbe indicare che il personaggio era al servizio di un magister, Celio Vibenna.
Dalla tradizione etrusca (riportata dall’imperatore Claudio e rappresentata nell’affresco della Tomba François) e dalle fonti latine (probabilmente manipolate al fine di occultare l’influenza etrusca nel periodo monarchico), nonostante la diversità delle notizie e seppur in un quadro di incertezza, si possono forse ricavare alcune ipotesi in ordine a Servio Tullio ed alle vicende che lo portarono a regnare su Roma.
Servio Tullio / Macstarna sarebbe uno straniero anche se non necessariamente un etrusco (origini latine?). Avrebbe fatto parte di un manipolo di guerrieri capeggiato dal vulcente Celio Vibenna, forse in qualità di luogotenente.
Il contesto sembrerebbe essere quello degli ultimi decenni del VII ed i primi del VI secolo a.C. caratterizzato da contrasti tra città etrusche e tra quest’ultime e Roma e da scorrerie di condottieri rasenna e delle loro milizie in Etruria e nel Lazio.
I Vibenna e Macstarna avrebbero agito quali alleati e/o soldati di ventura al servizio di Tarquinio Prisco e comunque si sarebbero insediati nel territorio di Roma. L’impresa compiuta dalla banda vulcente raffigurata nella tomba François, come attestato dalla presenza di Cneve Tarquinio (peraltro ignoto alla storiografia romana), coinvolgerebbe anche Roma. Alla morte di Celio Vibenna Macstarna avrebbe assunto il comando del manipolo. L’ascesa di Servio al trono dell’Urbe sarebbe da inquadrare in un periodo in cui alcune città etrusche, in particolare Tarquinia e Vulci, avrebbero avuto una certa egemonia sui romani.

Su Macstarna / Servio Tullio cfr, tra l’altro:
– Francesco Marcattili, La storia. Servio Tullio, i Vibenna e le letture della tradizione, in Etruschi Le antiche metropoli del Lazio, Electa, 2008, pagg. 189 e ss.;
– Jean-Paul Thuillier, Gli Etruschi La prima civiltà italiana, Lindau, 2008, pagg. 253 e ss;
– Andrea Carandini, Re Tarquinio e il Divino bastardo Storia della dinastia segreta che rifondò Roma, Rizzoli, 2010;
– Giovanni Schioppo, Lucumones Re, capi, ed altri personaggi etruschi, Kairos edizioni, 2023, pagg. 85 e ss.;
– Cesare Letta, Dalla Tabula Lugdunensis alla tomba François. La tradizione etrusca su Servio Tullio, in “SCO” 59 (2013) 91 – 115;
– Andrea Contorni, La Tomba François di Vulci ed il misterioso Mastarna nel sito storiamisteriosa.it;
– Stefano Roberto Mazzatorta, Servio Tullio e Mastarna nella “Tabula Lugdunensis”, Rivista di Diritto Romano XIII, 2013;
– A. Montesanti, Servio Tullio. “Macstarna”, in Storia Rivista on line di Storia ed Informazione, dicembre 2005 – gennaio 2006.

Di seguito le immagini della liberazione di Celio Vibenna da parte di Macstarna nell’affresco della Tomba François di Vulci, della Tabula Claudiana e della riproduzione della scena con i fratelli Vibenna rappresentata nello specchio di Bolsena.

Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com

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