I giochi gladiatori, che ebbero grande rilevanza a Roma e nell’impero divenendo uno degli spettacoli pubblici più seguiti (i primi giochi sarebbero stati organizzati nel 264 a.C. dai figli del defunto senatore Giunio Bruto Pera nel contesto della relativa cerimonia funebre), potrebbero essere nati in Etruria o comunque i Romani potrebbero averli mutuati dagli Etruschi.
Nicola di Damasco (in Ateneo, I Deipnosofisti, IV, 153 fr.), storico greco vissuto durante l’età di Augusto, ci riferisce che i giochi gladiatori sono stati importati a Roma dall’Etruria. Il nome “lanista” con il quale i Romani chiamavano l’imprenditore che faceva commercio di gladiatori deriverebbe dall’etrusco (in questo senso Isidoro di Siviglia, Origini X, 247). Da Tertulliano (Apologeticum 15, 5), vissuto nel II secolo d.C., apprendiamo che i gladiatori uccisi nei combattimenti nell’arena venivano trascinati via da incaricati mascherati da Caronte, armati di martello, attributo del demone etrusco Charun. Secondo Svetonio e Tito Livio (I, 35, 8-9) i primi ludi romani furono istituiti a Roma dal re Tarquinio Prisco.
Nella Tomba degli Auguri e nella Tomba delle Olimpiadi di Tarquinia (databili alla seconda metà del VI secolo a.C.), è raffigurato un gruppo composto da un personaggio mascherato, denominato “Phersu”, che tiene al laccio un feroce cane che assale un uomo con la testa coperta da un sacco che cerca di difendersi con una clava. In questa cruenta scena di combattimento si è ritenuto di vedere un’anticipazione dei giochi gladiatori romani che deriverebbero appunto dai giochi funebri dell’Etruria.
Su di un’anfora a figure nere da Vulci del V secolo a.C. ritrovata a Chiusi – esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze – sono rappresentati su un lato due guerrieri con panoplia che si affrontano con la lancia; che possa trattarsi di un ludo gladiatorio sembrerebbe confermato dalla scena di due pugili in lotta riportata sull’altro lato (in questo senso Maurizio Martinelli). Un’altra anfora, sempre a figure nere del V secolo a.C. – conservata nel museo di Karslube – presenta su di un lato due guerrieri che combattono tra loro con scudo, mentre dall’altro lato vi è un Phersu che danza al suono del doppio flauto munito di scudo
Su urne e sarcofagi etruschi del III secolo a.C. si ritrovano frequentemente rappresentazioni di combattimenti anche se l’interpretazione di tali scene non sempre porta a ritenere che si tratti effettivamente di gladiatori piuttosto che di scene mitologiche o di combattimenti tra guerrieri.
Per completezza si precisa che secondo un’altra tesi i duelli tra gladiatori potrebbero invece avere origine osco – sannita ed essersi diffusi a Roma attraverso la Campania, come sarebbe dimostrato in particolare da vasi e pitture tombali di Paestum del IV – III secolo a.C.
Di seguito le immagini di gladiatori romani da Pompei e da Leptis Magna; del gioco del Phersu della tomba degli Auguri del VI secolo a.C, di Tarquinia; di un’anfora etrusca a figure nere del V secolo a.C da Vulci e di un affresco tombale del IV secolo a.C. della necropoli di Arcioni a Paestum.
Autore: Michele Zazzi – michele.zazzi@alice.it