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Michele Zazzi. Necropoli vulcenti etrusche, rito incineratorio ed antropomorfizzazione.

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zazziIl cinerario tipico del periodo villanoviano è costituito dall’urna biconica, realizzata in impasto ma talvolta anche in bronzo, nella quale venivano deposte le ceneri del/della defunto/defunta. La copertura dell’ossuario di solito consisteva in una ciotola rovesciata e più raramente era conformata ad elmo.
L’ossuario biconico, sotto il profilo ideologico, viene principalmente interpretato come rappresentazione del defunto (urna come corpo del defunto), quasi a voler restituire la fisicità del corpo dissolto nel rogo funebre (antropomorfizzazione). Indicatori della perduta materialità del defunto sono stati individuati, oltre che nella forma dell’ossuario, nella copertura ad elmo, nella vestizione dell’urna e talvolta dalla collocazione distesa della stessa.
Dalle necropoli villanoviane ed orientalizzanti di Vulci con riferimento al rito incineratorio sono emersi oggetti e manifestazioni particolari del simbolismo antropomorfico.
Alcune urne biconiche (databili dalla fine dell’VIII agli inizi del VII secolo a.C.) invece di essere chiuse con scodelle rovesciate avevano originali coperchi a forma di palla, che riproducono schematicamente la testa del defunto. Tale tipo di chiusura, che presenta collo troncoconico sormontato da una sfera cava internamente, veniva realizzata in impasto ma anche in ceramica etrusco geometrica. Due ossuari con coperchio a sfera in ceramica etrusco geometrica provengono dalla tomba 21 di Poggio Mengarelli. Un‘altra urna biconica della specie in impasto fa parte della collezione Cambi, già collezione Paolozzi.
zazziSul collo di un cinerario vulcente, privo di corredo, sono state realizzate due grosse bugne accoppiate interpretate come la raffigurazione di un seno femminile (Delpino 1977).
Nella tomba dei Bronzetti Sardi è stata rinvenuta un’urna biconica femminile chiusa con scodella rovesciata e con collana di filo avvolto a spirale ed anellini di bronzo posta attorno al collo del cinerario. Reperti metallici non interessati dall’azione del fuoco rinvenuti nella deposizione fanno anche ritenere la vestizione rituale del biconico.
Nella necropoli orientalizzante dell’Osteria di Vulci all’interno di tombe prestigiose sono stati ritrovati resti di statue composte di vari materiali (legno, osso, tessuto, avorio, bronzo, etc …) rappresentanti figure umane a tutto tondo, interpretate come simulacri del defunto.
Nella tomba delle Mani d’Argento (metà del VII secolo a.C.) tra il corredo sono stati rinvenuti un basso collo in osso con fori passanti per il fissaggio ad altra parte della statua, delle mani in lamina d’argento ed accessori con lamine d’oro e d’argento che farebbero pensare ad un vestito e/o ad un mantello.
zazziNella Tomba della Sfinge (metà del VI secolo a.C.), all’interno di una fossa posta nell’atrio, sono venuti alla luce i resti di un busto in lamina di bronzo con aperture per l’inserimento delle braccia ed una testa sferica sempre in lamina bronzea.
La Tomba del Carro di Bronzo (dell’inizio del VII secolo a.C.) restituì elementi di due statue polimateriche (tra i quali una testa sferica montata su un cilindro e due coppie di mani in bronzo). Poiché i resti delle statue furono rinvenuti accanto ad un carro da parata di ridotte dimensioni è stato ipotizzato che una delle due statue fosse collocata sopra il carro. E’ probabile che le riproduzioni del defunto in argomento venissero utilizzate anche durante la cerimonia funebre per poi trovare la loro collocazione definitiva all’interno del sepolcro.
Le statue polimateriche in questione attinenti l’ambito funerario richiamano la produzione greca degli sphyrelata, statue di lamina di metallo lavorate a martello rappresentative di divinità e destinate alla sfera cultuale e sacrale.

Sull’incinerazione e l’antropomorfizzazione nel territorio di Vulci cfr., tra gli altri:
Principi immortali Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci, Gangemi Editore, 2014, pagg. 17 e ss.;
Vulci Produrre per gli uomini, produrre per gli dei, Fondazione Luigi Rovati, Metropoli etrusche, 2024, pagg. 50 e ss.

zazziDi seguito le immagini di cinerari vulcenti con coperchio a palla, delle mani provenienti dalla Tomba delle Mani d’Argento, delle mani ritrovate nella Tomba del Carro e della ricostruzione della Tomba del Carro effettuata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com

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