Una delle categorie più significative di ex voto etruschi (ma anche laziali e campani) è costituita da votivi cd anatomici – rappresentazioni plastiche complete o parziali del corpo umano – che venivano dedicati dai fedeli alla/e divinità al fine di ottenere la guarigione o a titolo di ringraziamento per aver ottenuto la guarigione (sanatio).
Degli ex voto anatomici fanno parte anche le cd. maschere e cioè le rappresentazioni del volto umano nella sua interezza od in parte.
Prodotte in quantità non particolarmente cospicua rispetto ad altre offerte anatomiche sono di solito realizzate in terracotta a stampo e meno frequentemente in metallo.
Due esemplari provenienti dalla stipe Lanciani di Veio sulla collina di Comunità, conservati al Museo Civico di Modena e databili al IV – II secolo a.C., appartengono a due diverse tipologie. Una ha volto intero di forma ovale tagliato ad arco sulla sommità della fronte ed orizzontalmente sotto il mento; l’altra presenta volto parziale ed ha forma rettangolare tagliata orizzontalmente a metà della fronte e sotto il setto nasale.
Il frammento di una maschera con bordo superiore curvilineo è stato ritrovato negli scavi del santuario di Punta della Vipera nei pressi di Santa Marinella (l’antica Punicum, porto di Caere).
Maschere con volto parziale sono state rinvenute nel santuario di Campetti a Veio e nel santuario di Monte Li Santi – Le Rote a Narce.
Maschere fittili sono state restituite dal deposito votivo presso l’Ara della Regina a Tarquinia.
Si segnala anche una mascherina in lamina proveniente dal santuario del Pozzarello a Volsini e probabilmente un frammento bronzeo di maschera dalla stipe Veneziana di Arezzo.
Su questa categoria di votivi vi sono incertezze interpretative: secondo alcuni si tratterebbe di un ex voto anatomico tout court secondo altri a tale elemento andrebbe attribuito un valore simbolico, religioso connesso con riti ctoni o pratiche oracolari.
Di solito nei contesti votivi gli ex voto in oggetto si ritrovano a partire dal V secolo a.C. e risultano in associazione con le teste isolate. La produzione delle maschere votive sembrerebbe quindi antecedente rispetto a quella degli ex voto più propriamente anatomici legati alla sanatio (quali riproduzioni di viscere, occhi, orecchie, arti superiori ed inferiori, etc ….) che caratterizzano i depositi votivi dal IV secolo a.C. in poi.
Le maschere votive sono prevalentemente considerate una versione ridotta e quindi più economica delle teste isolate.
Sulle maschere votive etrusche cfr, tra gli altri:
– Devoti etruschi la riscoperta della raccolta di Veio del Museo Civico di Modena, Edizioni all’Insegna del Giglio, 2022, pag 62 – 63.
Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com