La Tomba dei Calisna Sepu (il nome si ricava dalle iscrizioni sulle urne e sui vasi) fu rinvenuta inviolata il 7 dicembre 1893 in località Casone (campo cd. di Malacena) presso Monteriggioni (SI), nelle proprietà del Conte Giulio Terrosi. Il ritrovatore fu un operaio agricolo del Conte, certo Sig. Sabatino Capresi.
Nel 1897 un antiquario di Certaldo (certo Guido Macccianti) acquisì i diritti del ritrovatore (il Capresi) ed a seguito di un contenzioso giudiziario con la famiglia Terrosi ottenne la metà dei reperti, che nel 1901 – 1902 furono venduti in Germania (all’Antikenabteilungen di Berlino).
I reperti rimasti in Italia (a parte alcuni furti) sono esposti presso il Museo Guarnacci di Volterra, il Museo Archeologico Ranuccio Bianchi Bandinelli di Colle Val d’Elsa ed il Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
All’ipogeo si accedeva tramite un dromos orientato ad ovest di circa 4 metri, con 12 scalini. L’unica camera funeraria (posta a circa 3 metri di profondità sotto il livello del suolo) chiusa da una lastra anepigrafe, era rettangolare (m. 5,65 x 4,10) ed era munita su tre lati di banchina di deposizione; al centro vi era un pilastro di sezione trapeziodale. I cinerari ed i corredi erano collocati parte sulla banchina ed in parte sul pavimento.
Accanto all’angolo destro della tomba, vicino al dromos, successivamente (nel 1898) fu trovata una fossa irregolare, profonda circa m 1,30, contenente ossa di animali e frammenti di ferro; probabilmente si trattava di resti di cerimonie espiatorie compiute presso la tomba.
All’interno della tomba furono trovati 438 oggetti, che si riferivano a 105 sepolture ad incinerazione, comprese tra il IV e gli inizi del I secolo a.C. Le ceneri erano conservate in urne in alabastro, calcare e travertino, ma anche in crateri a figure rosse (prevalentemente kelebai volterrane), fittili grezzi di produzione locale, vasi a vernice nera e recipienti in bronzo. Le urne avevano coperchio con recumbente (una era bisome) ma vi erano anche urne con coperchio piatto o displuviato. All’interno delle urne furono rinvenute delle monete.
Durante gli scavi non furono annotate le posizioni dei reperti al momento del ritrovamento ed i materiali furono poi conservati distinti per classi, perdendo così le correlazioni tra le deposizioni ed i corredi.
La gens Calisna faceva parte dell’aristocrazia rurale del territorio ed era imparentata con altre influenti famiglie etrusche: Larth Calisna Sepu (nella metà del III secolo a.C.) sposò una donna della importante famiglia fiesolana dei Cursni tra i quali vi furono anche dei magistrati.
Il gentilizio Calisna risulta attestato anche ad Orvieto.
Sulla tomba dei Calisna Sepu v., tra gli altri:
– Giacomo Baldini in MONTERIGGIONI PRIMA DEL CASTELLO Una comunità etrusca in Valdelsa, Pacini Editore Arte, 2019, pagg. 184 e ss;
– Ranuccio Bianchi Bandinelli, La Tomba dei Calini Sepu presso Monteriggioni In Studi Etruschi, 1928, II, pag. 133 e ss.
Pianta e sezione della tomba dei Calisna Sepu elaborata da Augusto Guido Gatti ed alcuni reperti ritrovati nella tomba.
Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com