La Tomba Bruschi di Tarquinia fu scoperta nell’aprile del 1864 nei terreni della contessa Bruschi Falgari presso la necropoli del Calvario. L’ipogeo che apparteneva alla famiglia degli Apuna era in cattive condizioni e la contessa fece riprodurre le pitture da un disegnatore, Gregorio Mariani, che si occupò anche dell’asportazione di alcune parti dell’affresco che andarono a far parte della collezione di famiglia. La tomba fu poi interrata.
Nel febbraio 1963, a seguito del tentativo di uno scavo clandestino, l’ipogeo tornò alla luce (inizialmente la tomba non fu riconosciuta e venne denominata Tomba Giudizi, dal nuovo proprietario del terreno) ed in considerazione dello stato particolarmente deteriorato delle pitture fu decisa l’asportazione di tutti gli affreschi da parte dell’Istituto Centrale di Restauro. La tomba fu nuovamente interrata.
Il monumento, databile intorno alla metà del IV secolo a.C., aveva una grande camera a forma quadrangolare, era munito di due pilastri che sorreggevano il soffitto e sulla parete di fondo vi erano due nicchie. Nel sito furono trovati alcuni sarcofagi e vasi in ceramica (rimangono solo due coppette a vernice nera).
La tomba era completamente affrescata e le pitture si sono conservate per circa la metà. La parte inferiore della parete presenta una zoccolatura rossa e motivi con onde e delfini. Il tema (principale) delle pitture della parete superiore è costituito da cortei di carattere prevalentemente magistratuale.
Nella parete di fondo vi sono rappresentati due cortei che procedendo da direzioni opposte s’incontrano verso il centro: si tratta dell’incontro tra il fondatore della tomba ed i suoi antenati. Il corteo che si snoda dalla sinistra è quello del capostipite – il magistrato Vel Apnas, connotato per le maggiori dimensioni e per la toga bordata di rosso -, ed è composto tra le altre figure da un demone, da due apparitores, da un suonatore di lituo e due di corno. Di fronte al primo corteo vi è quello dei parenti già defunti che procede da destra con un bambino, un togato, due personaggi che recano le iscrizioni rispettivamente “papa” (nonno) e “ati nacna” (nonna) e un certo arnth apuna (morto a 70 anni?). Quest’ultima processione è chiusa da un cavaliere (Vel, figlio di Vel, morto a 23 anni) e da un demone.
Sulla parete sinistra della tomba vi era un altro gruppo di figure: un personaggio con calzari di dimensioni maggiori degli altri ed un demone stanno di fronte ad un uomo preceduto da un cavaliere, un suonatore di tromba ed un armato. Chiudono il gruppo due donne: una di maggiore grandezza dell’altra (quest’ultima è forse un’ancella), è riccamente abbigliata, tiene una melagrana e si riflette in uno specchio (Larthi Ursm).
Sulla parete destra dell’ipogeo ancora due cortei: uno composto da un personaggio di maggiori proporzioni, due togati, una donna, suonatori di lituo, di corno e littori con fasci disarmati, l’altro costituito da un personaggio di maggiori dimensioni vestito con i calcei e da due apparitores.
Sui pilastri s’intravedono Charun seduto su una roccia e una figura femmnile.
Il tema degli affreschi è quindi il viaggio del magistrato verso il mondo dei morti ed in particolare dei componenti della prestigiosa famiglia degli Apuna con le loro cariche magistratuali e i loro segni del potere e l’incontro con il corteo degli antenati sancisce la continuità della stirpe a prescindere dalla morte.
Sulla tomba Bruschi cfr.
– Valentina Vincenti, La Tomba Bruschi di Tarquinia, Scavo nello scavo Gli Etruschi non visti, Ricerche e “riscoperte” nei depositi dei Musei Archeologici dell’Etruria Meridionale, 2004, pagg. 188 e ss.;
– Martina Zinni, La Tomba Bruschi, Etruschi Maestri Artigiani Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia, arte’m, 2019 pagg. 196 e ss.
Immagini relative alla Tomba Bruschi: disegni di Gregorio Mariani, frammenti di pittura restaurati e sarcofago femminile ritrovato nella tomba.
Autore: Michele Zazzi – michele.zazzi@alice.it