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Michele Zazzi. La lega etrusca.

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Secondo alcuni autori antichi (Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Servio ed altri) l’Etruria propria sarebbe stata divisa in dodici città o populi (duodecim populi), la cd dodecapoli o lega etrusca.
Nessun documento ci fornisce però l’elenco completo delle dodici città. Si ritiene, ma non vi è piena concordia tra gli studiosi, che ne avrebbero fatto parte i principali centri dell’Etruria meridionale – marittima e di quella interna quali, Caere, Tarquinia, Vulci, Veio, Roselle, Vetulonia, Volsinii, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo. Può darsi che nel tempo possano esserci stati anche avvicendamenti (a seguito ad es. di declino o sconfitta di alcune città) e che siano subentrati altri populi come ad es. Populonia, Fiesole, Volterra, Pisa, etc….
Le fonti fanno riferimento alla dodecapoli già con riguardo al periodo arcaico in cui i centri etruschi sarebbero stati governati da re (periodo monarchico), anche se ad avviso di alcuni studiosi è da ritenere più probabile (in questo senso Giovannangelo Camporeale) che la lega etrusca si sia originata in un periodo più recente, collegato alla formazione delle città vere e proprie.
Con particolare riferimento al periodo relativo alla fase finale dello scontro con Roma gli autori antichi evocano incontri (Concili) dei dodici populi tenutisi presso il Fanum Voltumnae (il santuario di Voltumna) con periodicità annuale e talvolta straordinaria, con connotazioni prevalentemente religiose, ma anche commerciali e politiche.
Gli studiosi discutono se la lega etrusca avesse solo valenza religiosa, cultuale o se si trattasse di un organismo centrale con potere deliberante su questioni di interesse generale. Non mancano ovviamente posizioni intermedie e più sfumate. Le vicende note della storia degli etruschi, le interazioni con gli altri popoli italici e non, nonché i rapporti tra gli stessi centri dell’Etruria, farebbero propendere per un’organizzazione basata sulla forte autonomia e sull’indipendenza delle varie città – stato per lo meno per quanto riguarda le questioni più rilevanti quali ad es. quelle politiche (in questo senso anche Massimo Pallottino).
Nella successiva fase imperiale romana, probabilmente ad opera dell’imperatore etruscofilo Claudio la lega etrusca fu in qualche modo “restaurata” ed allargata da dodici a quindici populi (si veda ad es. la formula praetor Etruriae XV populorum).
Nella metà dell’800 nel teatro romano di Cerveteri fu ritrovato il cd. trono di Claudio, un bassorilievo di marmo frammentario (conservato a Roma nel Museo Gregoriano Etrusco), che raffigurava probabilmente i XV populi personificati, e che oggi ci permette di ammirare solo tre populi e cioè i Vetulonenses, i Vulcentani ed i Tarquinienses.
Per approfondimenti sulla lega etrusca cfr. La Lega Etrusca Dalla Dodecapoli ai Quindecim Populi Atti della giornata di studi Chiusi, 9 ottobre 1999, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali 20001, con scritti di Dominique Briquel e Giovannangelo Camporeale (Biblioteca di Studi Etruschi).

Autore: Michele Zazzi – michele.zazzi@alice.it

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