Il kantharos (altezza cm 17; larghezza cm 14) proveniente dalla Collezione Campana fu acquistato dal Musée du Louvre nel 1861.
Trattasi di un vaso configurato a doppia protome umana (gianiforme): da un lato presenta la faccia di un satiro, sull’altro vi è un viso femminile, probabilmente una menade.
Il satiro ha riccioli stilizzati, sopracciglia sollevate ad arco, occhi sporgenti, naso largo. Attributi caratteristici della figura mitologica sono costituiti da due piccole corna sulla fronte ed orecchie a punta, quella di sinistra è lacunosa.
Il volto della menade presenta naso dritto, bocca socchiusa e mento rotondo. La chioma ondulata è divisa da una scriminatura centrale. La figura femminile indossa orecchini.
Il collo del vaso con riferimento ad entrambe le facce è decorato con palmette alternate a fiori di loto e fregio di ovuli.
Il vaso a figure rosse è stato attribuito al cd gruppo Clusium e potrebbe essere stato realizzato in una bottega sul territorio di Chiusi. Il Gruppo, attivo all’incirca nella seconda metà del IV secolo a.C., si ispira alla ceramica a figure rosse attica e produce soprattutto kylikes, skyphoi, stamnoi, vasi plastici a forma d’anatra o a testa umana ma anche kantharoi. I vasi del gruppo risultano diffusi nel Chiusino, nella Val di Chiana ma anche a Spina ed Aleria.
Il kantharos in oggetto è databile al 320 a.C. circa.
Un esemplare simile (altezza cm 19,3) è conservato presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Il vaso, con maschera di satiro e volto di menade, proviene dalla necropoli Peschiera di Todi (PG) ed è databile alla metà del IV secolo.
Sul vaso in oggetto cfr., tra l’altro, la scheda 24, pag. 210 e ss del catalogo pubblicato in Gli Etruschi dall’Arno al Tevere Le collezioni del Louvre a Cortona, Skira, 2011.
Relativamente al kantharos esposto presso il Museo di Villa Giulia cfr, tra l’altro, Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Edizioni Quasar, 1980, pagg. 306-307.
Di seguito le immagini del kantharos esposto al Musée du Louvre e di quello conservato presso il Museo di Villa Giulia.
Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com