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Michele Zazzi. Il demone etrusco Charun.

I demoni ricorrono frequentemente nell’iconografia etrusca connessa alla morte nei periodi classico ed ellenistico.
Il più noto tra queste creature è Charun/Charu (il nome, che deriva dal Caronte/Kharon della mitologia greca, si ricava da alcune iscrizioni etrusche) che si trova riprodotto su pitture tombali, sarcofagi, urne, stele sepolcrali e vasi di ceramica.
Nell’illustrazione tipica appare fondamentalmente differente dal Kharon dei Greci, rappresentato, di solito, come un vecchio alla guida di una barca, munito di remo, con funzione di traghettatore di anime.
Il demone della morte degli Etruschi è, invece, una figura che accompagna i defunti nell’ultimo viaggio a piedi, a cavallo, su carro verso l’oltretomba (spirito psicopompo), strappandoli al saluto dei propri cari e scortandoli verso la loro meta finale o è comunque presente in scene di violenza o di morte. Secondo un’opinione (Franz De Ruyt) in quanto divinità infernale puniva anche le anime dei malvagi.
Talvolta viene raffigurato a protezione delle porte dell’Ade (come, ad esempio, nella Tomba dei Caronti e nella Tomba degli Aninas di Tarquinia) o comunque in connessione con la morte (come, ad esempio, nella Tomba François di Vulci).
L’aspetto è quello di un uomo muscoloso dalla carnagione bluastra o pallida. Il demone è barbato ed ha spesse sopracciglia, naso d’avvoltoio, bocca enorme, zanne ed orecchie aguzze.
Di solito indossa corta tunica ed alti calzari ma a volte appare nudo.
Suo attributo era il martello (occasionalmente una chiave e una pinza), interpretato come oggetto per colpire le vittime o spaventarle o strumento per chiudere i chiavistelli delle porte dell’Ade, impedendo così ai defunti di tornare indietro. Il martello di Charun potrebbe anche essere messo in correlazione al mito etrusco (rappresentato in uno specchio bronzeo da Perugia, della fine del IV secolo a.C., conservato nel Museo di Stato di Berlino) che attribuiva alla dea Atharpa l’atto di configgere con un martello un chiodo per fissare immutabilmente il destino degli uomini.
Talvolta è munito anche di spada. In qualche caso tiene un rotolo.
In alcune rappresentazioni ha dei serpenti attorno alle braccia o sul capo ed ali enormi (come, ad esempio, nella Tomba dell’Orco di Tarquinia).
Eccezionalmente svolge la funzione, nota in Grecia e a Roma, di nocchiero infernale (tomba dei Demoni Azzurri di Tarquinia) che, munito di un lungo remo, traghetta le anime dei morti con una barca.
Nella tomba della Quadriga Infernale a Sarteano vi è rappresentato un demone che conduce verso l’esterno dell’ipogeo una quadriga trainata da due grifoni e da due leoni alternati; secondo alcuni si tratterebbe di Charun, se così fosse (ma l’interpretazione è dibattuta) sarebbe il primo caso noto del demone infernale alla guida di un carro per il trasporto nell’aldilà.
Charun è spesso accompagnato dalla dea Vanth (come, ad esempio, nella Tomba degli Aninas di Tarquinia e nella Tomba François di Vulci), una dea alata anch’essa associata al mondo sotterraneo.
Nella Tomba dei Caronti (Tarquinia) ai lati delle due porte sono raffigurate due coppie di demoni; le didascalie indicano che in tutti e quattro casi si tratta di Charun (vi erano quindi più Charun? o si tratta di varie competenze del demone?) e tre di loro portano un epiteto di difficile interpretazione: charun chunchules, charun huths, charun lufe (in questo senso Andrea Verdecchia).
Dal punto di vista iconografico (salvo quando viene indicato col nome) non è sempre facile distinguere Charun da altri demoni ed anche le sue mansioni paiono svariate.

Su Charun cfr., tra gli altri:
– Andrea Verdecchia; mitologia etrusca, Effigi, 2022, pagg. 143 e ss.;
– Sybille Haynes, Storia culturale degli etruschi, Johan & Levi editore, 2020, pagg. 353-355;
Dizionario illustrato della civiltà etrusca a cura di Mauro Cristofani, Giunti, 1985, pagg.66-67.

Di seguito immagini di Charun: urna volterrana, tomba François di Vulci, statua da Caere, tomba degli Anina di Tarquinia, cratere vulcente.

Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com

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