Nella piana ai piedi del colle di Cortona presso il rio di Loreto sono stati rinvenuti il Tumulo del Sodo I ed il Tumulo del Sodo II (detti localmente meloni). I due sepolcri, ubicati in località Sodo e distanti circa 180 m. l’uno dall’altro, erano costituiti da un tamburo in pietra coperto da un tumulo artificiale. La monumentalità dei tumuli unitamente alla ricchezza dei corredi avevano la funzione di segnare il paesaggio e di evidenziare il prestigio dei committenti che appartenevano alla elite aristocratica cortonese.
I due ipogei furono realizzati intorno al 580 – 570 a.C. e furono utilizzati da diverse generazioni dei due gruppi familiari, forse appartenenti alla stessa gens.
Il Tumulo I del Sodo fu oggetto di una prima campagna di scavi nel 1909 che continuarono negli anni successivi nonché di interventi di restauro. Posto a breve distanza della sponda sinistra del rio di Loreto, il tumulo ha un diametro di circa 50 m. ed un’altezza di circa 10 m. All’interno vi è un‘unica tomba nella parte occidentale del sepolcro. Tramite un dromos scoperto (lungh. 4 m.) si accede a cinque camere con volta a tholos. Gli ambienti sono disposti ai lati del corridoio centrale: due camere per ciascun lato ed una camera centrale (più grande) in fondo. Sulla porta di comunicazione tra le camere del lato sinistro vi è un’iscrizione etrusca su tre righe che fa riferimento alle deposizioni di Arnt Mefanathes (forse proveniente dall’Umbria) e Velia Hapisnei (probabilmente cortonese). Dai corredi rinvenuti si desume l’utilizzo della tomba sia nella fase arcaica (frammenti di ceramica corinzia, di coppe ioniche, di buccheri pesanti chiusini, di ceramica del ciclo dei rosoni e del ciclo degli archetti intrecciati, nonché frammenti di avorio e di bronzo) che in quella ellenistica (frammenti di kelebai volterrane, oltre all’iscrizione all’interno della tomba).
Sulla sponda destra del rio di Loreto si erge il Tumulo del Sodo II con un diametro di circa 60 m. Le prime ricerche risalgono agli anni 1928 – 1929 ed importanti scoperte sul tumulo sono state effettuate a partite dal 1990. Il sepolcro ospita nella parte posteriore (Sud-Ovest) due tombe (denominate tomba 1 e 2) e su quella anteriore un grandioso altare-terrazza.
La tomba 1 presenta un dromos della lunghezza di 8,80 m, due vestiboli in continuazione e sette celle: sul primo vestibolo si aprono le prime due celle laterali, ai lati del secondo vestibolo vi sono due celle per parte e quindi la cella di fondo (che è la più grande). Le coperture erano a pseudovolta. L’ipogeo in base al corredo è databile al 580-560 a.C. (frammenti di ceramica attica a figure nere e a figure rosse, di bucchero pesante di produzione chiusina, elementi in avorio, bronzo ed ambra) e fu riutilizzato anche in epoca ellenistica (frammenti di ceramica etrusca a figure rosse ellenistica e di ceramica a vernice nera).
La tomba 2 è più semplice ed è composta da un breve corridoio e da due celle consecutive con banchine e spallette. Le celle erano munite di banchine e contenevano, tra l’altro, sarcofagi ed urnette funerarie. La tomba ha restituito anche preziosi reperti in oro (collane, anello, laminette e borchiette) L’ipogeo fu utilizzato dal V al II secolo a.C.
Ad est è stata portata alla luce una monumentale piattaforma altare (lungo 7 m., largo 6) dello stesso periodo della tomba 1. Vi si accede tramite una gradinata (residuano sei scalini) con ante decorate da palmette e alla base da blocchi scolpiti con scene di lotta: un guerriero, con lunghe trecce e vestito di corto chitone, cerca di colpire con un pugnale una fiera (leone?) che lo sta fagocitando. Nell’area circostante il tamburo sono stati rinvenuti frammenti di terrecotte architettoniche che con tutta probabilità facevano parte del tetto di una costruzione a carattere sacro. E’ stato ipotizzato che la scalinata possedesse una seconda rampa, che consentiva l’accesso alla sommità del tumulo ove era collocato una sorta di tempietto legato alla cerimonia funebre ed ai relativi riti. Secondo altra tesi i frammenti di terrecotte architettoniche potrebbero invece riferirsi ad un grande sacello funerario realizzato in epoca successiva al tumulo e nei pressi dello stesso, dove sono state individuate parti delle fondamenta di un grande edificio.
Sui Tumuli del sodo cfr, tra gli altri:
– MAEC Il Museo dell’Accademia Etrusca e della Città Etrusca e Romana di Cortona, Catalogo delle collezioni, Edizioni Polistampa, 2005, pagg. 160 e ss.;
– Paolo Bruschetti Paolo Giulierini, MAEC Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona Guida alle Collezioni, Tiphys Edizioni, 2008, pagg. 171 e ss.;
– Cortona L’alba dei principi etruschi, Tiphys Edizioni, 2013, pagg. 49 e ss.
Di seguito le immagini del Tumulo del Sodo I e del Tumulo del Sodo II.
Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com