Gli unguentari erano dei vasetti fusiformi o globulari con aperture strette a forma di imbuto che contenevano essenze profumate quali oli, unguenti e creme cosmetiche. Avevano di regola dimensioni ridotte, di solito inferiori a 10 cm (anche se ci sono pervenuti esemplari di grandi dimensioni), erano in ceramica, in pasta vitrea ed in alabastro ed avevano varie forme (alabastra, aryballoi, lekythoi, …).
I balsamari arrivarono in Etruria tramite i commercianti Greci e Fenici dagli inizi del VII secolo a.C. dalle regioni vicino orientali (Egitto, Assiria, Fenicia, Siria, Cipro) e greche (Corinto, Grecia orientale, Attica) unitamente alle essenze odorose che vi erano contenute.
In Etruria sono stati ritrovati balsamari greci, corinzi ed attici, ed orientali ma vi fu anche una significativa produzione di contenitori di profumi ad opera degli stessi Etruschi.
Gli unguentari ed i loro contenuti trovarono largo uso tra le aristocrazie etrusche prevalentemente in ambito funerario ma anche nella toilette e tra gli atleti in palestra. Non sembra che vi fosse un diverso utilizzo a seconda della forma del contenitore: gli autori greci tendono a riferire gli alabastra alla cura del corpo femminile ed alla toiletta e gli aryballoi alla sfera delle attività atletiche e maschili ma nella pratica entrambe le forme sono state ritrovate nelle necropoli.
Le tombe etrusche in particolare hanno restituito molti contenitori in oggetto: i balsamari potevano esser usati nella preparazione della salma per il funerale che veniva lavata e cosparsa di sostanze odorose (come si evince da alcune scene di esposizione del defunto (“prothesis”) riprodotte su cippi chiusini, dove figure femminili recano vasetti di profumo ed unguenti) ma poteva trattarsi anche di profumi usati dal defunto in vita.
L’utilizzo degli unguentari per le cura del corpo da parte delle donne dell’alta società etrusca è attestato dalle riproduzioni dei balsamari sui coperchi di urne femminili chiusine, volterrane e da Caere e dai ricchi corredi delle signore della Chiusi ellenistica (Larthia Seianthi, Seinianti Hanunia) che hanno restituito piccoli unguentari di metallo prezioso.
Gli scavi effettuati nella necropoli di Valle Trebba a Spina, dove sono stati rinvenuti più di 800 balsamari, hanno fornito dati significativi sui vasetti in questione. I balsamari si trovano attestati già nella fase più antica della necropoli, VI secolo a.C, ma più cospicuamente nel V secolo a.C., dove almeno una tomba su tre ne era provvista. Sono stati trovati sia in deposizioni ad inumazione che ad incinerazione. Nelle prime risultano prevalentemente collocati presso le mani del defunto, in qualche caso a sinistra della salma o a lato della testa. Nelle tombe con più balsamari si trovano in posizione contrapposta testa/piedi o sui due lati. Nelle cremazioni i balsamari sono di solito a diretto contatto con le ceneri, distinti a volte dal corredo collocato all’esterno del cinerario.
Nella prima metà del IV secolo quasi tutte le tombe sono dotate di balsamari. Le sepolture di infanti e bambini presentano frequentemente una molteplicità di vasetti disposti di solito intorno al corpo del defunto o in gruppo sul fianco o presso i piedi (la tomba infantile 233, ad es, conteneva una trentina di balsamari). Tra la seconda metà del IV ed il III secolo a.C. i balsamari si riducono significativamente, specialmente tra le cremazioni.
Unguentari d’importazione sono stati ritrovati all’interno di case a Spina (scavo in abitato dell’università di Zurigo “casa quadrata” US 5) e nell’ambito del Palazzo/Reggia di Murlo (SI).
Sugli unguentari cfr., tra l’altro:
– Anna Serra, Gli unguentari ed il trattamento corpo prima della sepoltura in Spina etrusca un grande porto nel Mediterraneo, ARA edizioni, 2023, pagg. 167 e ss.,
– Giulio Paolucci, Donne di rango con balsamari per oli profumati nella Chiusi ellenistica in Etruschi il privilegio della bellezza, Aboca, 2011, pagg. 210 – 212.
Di seguito immagini di cippo chiusino con scena di prothesis esposto al Musèe du Louvre a Parigi, balsamario a forma di rondine da Rodi ritrovato a Vulci, balsamari a forma di cigno da Populonia Museo Archeologico Nazionale di Firenze, aryballos etrusco-corinzio da Vulci, alabastron etrusco-corinzio del Pittore di Pescia Romana, unguentario a forma di lepre.
Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com