I primi insediamenti etruschi (piccoli nuclei di capanne) a Roselle risalgono al periodo villanoviano.
Successivamente dalla metà del VII secolo a.C. le capanne lasciarono gradualmente il posto alle case (fase urbanistica) e gli scavi di Roselle, nonostante le difficoltà di lettura del terreno dovute alla stratificazione romana, consentono di apprezzare l’evoluzione dell’architettura delle case etrusche.
Nella valle centrale compresa tra i due rilievi collinari che costituivano il territorio di Roselle è emersa una struttura del tutto originale databile alla metà del VII secolo a.C. La cd. “casa con recinto” ha forma esterna quadrata e pianta ovale all’interno. Risulta costruita con mattoni crudi e con tetto stramineo. Davanti e dietro vi erano due cortili delimitati da muri di mattoni crudi. All’interno del cortile posto sul retro sono state rinvenute varie ceramiche (vasi attici a figure nere e ciotole di bucchero), ossa di animali ed un focolare. Tra gli altri reperti è stato ritrovato anche un frammento di dolio d’impasto (databile al VII secolo a.C.) con iscrizione sull’orlo “mini muluvanik(e) venel rapales laiven(asi)” che può essere tradotto “mi ha donato Venel Rapale a Laivena”. L’oggetto inscritto potrebbe essere ricondotto a pratiche di scambio tra personaggi di elevata posizione sociale. Intorno ai recinti vi erano delle capanne. L’interpretazione della struttura appare dubbia: potrebbe trattarsi di un luogo di culto o forse di una sorta di domus regia, la sede di un capo ove si celebravano riti e si svolgevano le assemblee della comunità.
Relativamente al periodo arcaico sotto gli strati romani del foro è stata rinvenuta la cd. “casa a due vani”. Di forma rettangolare è divisa in due soli ambienti ed aveva forse con un piccolo portico ligneo sul davanti. I pavimenti sono in terra battuta, i muri portanti in pietra ed argilla ed i muri divisori in mattoni crudi. Il tetto era coperto da tegole e coppi.
Sul versante settentrionale della collina nord sono stati portati alla luce i resti di un edificio di circa 300 mq. con pareti in pietra ed argilla e tetti in cotto. La cd. “casa dell’impluvium”, con planimetria a forma quadrangolare, fu realizzata nel VI secolo a.C. su una precedente abitazione a due vani del VII secolo a.C. L’ingresso era a nord-ovest tramite un portico che immetteva in un grande vano centrale dal quale si accedeva al resto dell’abitazione. Sono state identificate la stanza da pranzo (ceramica da banchetto), la cucina (ceramica da cucina, focolare al centro, pietra da mola e dispensa), la stanza da letto (focolare e banchina lungo la parete di fondo), un vasto ambiente che poteva essere lo studio (tablinum) ed altre stanze di servizio per i padroni e gli schiavi. Il settore nord-occidentale si articolava attorno ad una vasca per la raccolta dell’acqua piovana (impluvium) – da cui il nome dell’edificio – proveniente dalle falde del tetto che convergevano verso un’apertura rettangolare posta sopra la vasca e quindi in una cisterna.
Sulle case di Roselle cfr, tra gli altri:
– Mariagrazia Celluzza, Guida Museo Archeologico e d’Arte della Maremma Museo d’Arte Sacra della Diocesi di Grosseto, nuova Immagine, 2007, pagg. 49 e ss.;
– Maurizio Martinelli, Architettura etrusca Esempi e ricostruzioni, Angelo Pontecorboli Editore, 2017, pagg. 67 e ss;
– Luigi Donati in Gli etruschi, Bompiani, 2000, pagg. 326 – 327.
Di seguito immagini dell’area archeologica di Roselle, della “casa con recinto”, della “casa a due vani”, della ricostruzione della “casa dell’impluvium” e di ambienti di quest’ultima.