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MERETO DI TOMBA (Ud). Un museo sulla tomba protostorica.

Un progetto di valorizzazione museale, per rendere visitabile, inserendolo in un percorso in rete con siti affini e attività turistiche, il tumulo scoperto a Tomba, il più grande in Italia, ora patrimonio di conoscenze uniche sul suo utilizzo.
Il progetto, sostenuto con forza dal Comune di Mereto, è al vaglio dell’assessore regionale Roberto Molinaro, in visita al sito archeologico.
Alto un metro e mezzo, gracile, circa 18 anni e già capo della propria comunità. Si cibava di granaglie grezze, ed è morto per malattia.
E’ l’identikit dell’uomo protostorico rinvenuto a Tomba, i cui resti, i più antichi e meglio conservati in Friuli, saranno rimossi dalla tomba a tumulo che lo ha protetto per oltre 4 mila anni e messi a disposizione della comunità scientifica.
La decisione è maturata ieri, in un pomeriggio in cui l’uomo della “tumbare”, come in paese chiamano  la grande struttura di pietre che ha dato nome al paese ed al comune, è stato visitato da molte persone, per decidere del suo destino.
In un’atmosfera di grande interesse per la scoperta recentissima ed un pizzico di rispetto per il segreto violato, il tumulo sventrato dagli scavi è stato raggiunto da una delegazione regionale (l’assessore all’agricoltura Claudio Violino, che ha fatto gli onori di casa, e quello alla cultura, Roberto Molinaro, da cui si aspettava una promessa per i consistenti finanziamenti che la valorizzazione dell’interessante reperto meriterebbe), dalla responsabile della Soprintendenza Serena Vitri, il cui parere era atteso circa la conservazione o meno in loco dell’eccezionale ritrovamento.
Il piccolo summit si è svolto, all’orlo della fossa, con al centro le direttrici, archeologhe Elisabetta Borgna e Susi Corazza, e l’antropologo universitario Alessandro Canci, che nel frattempo prelevava dallo scheletro quasi intatto del giovane nobile un astragalo per la spedizione agli istituti che effettueranno la datazione al carbonio 14.
Se sul suo tumulo si svolgevano attività rituali e di culto dell’antenato, quello era un uomo importantissimo, la cui età, rivela Cianci, si intuisce dal fatto che gli stava spuntando il dente del giudizio: già maturo per un’epoca dove la vita durava molto poco.
I suoi denti sono molto consumati – continua l’antropologo – , segno che si cibava di grani mal tritati, dove si mescolavano pietruzze staccatesi dalla macina”.
Non c’è corredo: ma l’assetto del corpo, piuttosto costretto, indica che fosse avvolto in un sudario (prezioso in quanto tra i primissimi prodotti del genere), di cui non è rimasta traccia, come pure della cassa in legno che lo ricopriva.
La profondità della fossa, circa un metro, deporrebbe per un’epoca forse anche anteriore all’età del bronzo.
Dello scheletro sarà fatto un calco: su questa spesa, circa 6 mila euro, l’assessore Molinaro ha dato l’ok.


Fonte: Messaggero Veneto 26/07/2008
Autore: Paola Beltrame
Cronologia: Protostoria

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