Quello che i latini chiamavano mare nostrum è stato la culla di diverse civiltà che hanno lasciato, nel corso della storia, vestigia dal valore inestimabile. La natura della geografia euromediterranea è tanto ricca da non poter essere compresa in una sola definizione.
“Che cos’è il Mediterraneo? – si chiedeva il francése Fernand Braudel – Mille cose insieme, non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi, non un mare, ma un susseguirsi di mari, non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Così lo storico dei processi dalla “lunga durata” definiva il luogo di incontro dei due antichi continenti.
In questo multiforme spazio, africani del nord ed europei del sud stanno tentando, a partire dai tempi del dialogo euro-arabo (1973), di gettare le basi di un incontro in grado di trovare punti in comune. Oltre che ragioni di interesse comuni. Sul piano culturale non c’è miglior minimo comun denominatore del patrimonio culturale euromediterraneo, una risorsa capace di favorire lo sviluppo economico e sociale delle due rive. Solo da uri efficace gestione del patrimonio, infatti, si può riuscire a creare turismo e sviluppo, formazione e lavoro.
Per tutti questi motivi, nell’ambito della strategia per il partenariato euromediterraneo avviata nel 1995, l’Unione europea ha stanziato risorse finanziare in linea con la dichiarazione di Barcellona, dove la cultura – e in particolare la tutela e la valorizzazione del patrimonio – è uno degli assi portanti. Euromed Heritage II-III (2002-2008), il programma comunitario che coinvolge università, scuole, centri di ricerca, organi/razioni internazionali, autorità locali, musei, ong, associazioni, fondazioni e governi, può contare su un budget di 57 milioni di euro.
Queste risorse finanziarie hanno consentito lo sviluppo e la realizzazione di progetti volti a favorire la salvaguardia dei beni culturali, la buona gestione del patrimonio e la condivisione di conoscenze, vecchie e nuove. Ampia la gamma dei progetti fin qui sostenuti. Si va dal recupero dell’architettura tradizionale mediterranea al sostegno alle tecniche artigianali tradizionali, dalla conservazione del patrimonio preistorico alla creazione di un portale ad hoc (www.unimed-culturalheritage.org).
Tra i progetti di cooperazione nord/sud spicca Mediterranean voices, il progetto che ha consentito di studiare la cultura orale e le tradizioni degli insediamenti urbani cosmopoliti delle città mediterranee (www.med-vokes.org). Patrimoines partagés, invece, ha consentito di conservare l’architettura urbana dell’Otto e del Novecento.
Baalbek (Libano) uno dei siti riqualificati con i Coordinato dal Cnrs, il progetto ha contribuito a valorizzare il patrimonio architettonico (www.patrimoinespartages.org). Defence systems in the mediterranean coasts ha permesso di salvaguardare le fortificazioni lungo le coste del bacino mediterraneo. Lo scopo del progetto è stato quello di costituire un consorzio euromediterraneo (www.medanet.infb) composto da organismi pubblici e privati che hanno gestito e restaurato antichi siti militari delle due sponde del mediterraneo, da Cartagine alla Spagna. A questo progetto hanno lavorato insieme spagnoli, egiziani, greci e portoghesi.
L’affascinante Navigation du savoir, gestito dall’università di Malta e dall’Unesco in partenariato con soggetti algerini, ciprioti, francesi, italiani, spagnoli, tunisini ed inglesi ha infine consentito di conservare e di promuovere il patrimonio marittimo (www.navigationdusavoir.net). Riconvertire gli arsenali e trasformarli in luoghi di cultura è una delle principali finalità di un progetto volto a sviluppare il turismo e a preservare anche un know-how di conoscenze legate al mondo delle attività marittime.
Il carattere transnazionale di questi esempi di cooperazione tra i paesi del sud del mediterraneo e quelli dell’Unione mostra quanto sia importante proseguire, anzi insistere, su questa linea. In un frangente storico in cui il dialogo tra culture diverse non può che essere una priorità. Sarebbe per questo molto importante se la discussione in corso sulle nuove prospettive finanziarie dell’Unione europea (2007-2013) non sfociasse proprio nella proposta di ridurre risorse troppo preziose per lo sviluppo del partenariato euromediterraneo.
Fonte: Europa 27/05/05
Autore: Pierdavid Pizzochero