È questa la nuova immagine dell’agorà di Metaponto a dieci giorni dal diluvio d’acqua e dall’eccezionale mareggiata forza dieci, che si sono rovesciati su Metaponto. Così ai danni causati alle strutture balneari, con l’asporto di centinaia di tonnellate di sabbia da un arenile bianco e dorato, agli allagamenti delle aree agricole a ridosso delle sponde del fiume Bradano, bisogna aggiungere anche quelli alla zona archeologica dell’agorà, dove si trova il teatro della metà del IV secolo a.C. e le strutture più evidenti dell’antica colonia magno-greca, con i suoi canali di drenaggio ancora efficienti, a 25 secoli dalla loro costruzione.
«Ed è stata proprio quest’area – dice Antonio De Siena, direttore del Museo nazionale – con le sue antiche fogne per la canalizzazione delle acque meteoriche, che ha salvato dall’allagamento l’abitato moderno di Metaponto. Sarebbe stato un vero disastro per la comunità e si sarebbero ripetute le scene del 2006, quando alcune zone furono sommerse da quasi un metro d’acqua. L’area archeologica ha funzionato da bacino di raccolta, come una sorta di diga foranea, che ha impedito conseguenze ben più gravi per la popolazione residente, trattenendo oltre 80.000 metri cubi d’acqua».
«Le acque del fiume Bradano, quasi contemporaneamente alla fortissima mareggiata, sono riuscite a tracimare sull’argine destro a valle del nuovo ponte sul fiume Bradano – dice Angelo Cariero, presidente del Consorzio di Bonifica – ed hanno allagato tendoni di uva da tavola, agrumeti e colture invernali. Si sono, poi, infilate nel sottopassaggio della ferrovia in contrada Sansone, hanno ingrossato il canale di bonifica di Santa Pelagina, che costeggia il lato sud del Parco archeologico, e si sono infine riversate per oltre 12 ore nella depressione rappresentata dal Parco archeologico, che è diventato un pantano profondo 130-150 centimetri».
«La stessa squadra dei Vigili del Fuoco che stava monitorando l’esondazione del fiume in prossimità del sottopasso ferroviario – aggiunge De Siena – ha fatto appena in tempo ad evitare l’ondata di piena ed a mettersi in salvo. Dato immediatamente l’allarme, sono intervenuti immediatamente i Vigili del fuoco, che hanno messo in funzione le loro motopompe per incominciare a svuotare il bacino, venutosi a creare nel giro di una mezza giornata. Su mia richiesta anche il presidente del Consorzio di Bonifica disponeva l’invio di due motopompe, che, però, riuscivano ad entrare in funzione solo dopo molte ore, a causa di problemi tecnici, che riguardavano la batteria d’alimentazione ed i pezzi di raccordo delle tubazioni aspiranti. Un vero peccato, perché tali inconvenienti venivano, purtroppo a ritardare lo svuotamento del bacino e mortificavano le disposizioni date immediatamente dal presidente dell’ente consortile ed al quale va tutta la mia stima e la mia riconoscenza personale ed istituzionale. Ed ovviamente un altro encomio lo rivolgo ai Vigili del fuoco di Matera per la professionalità e l’impegno profusi».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno 25/12/2008
Autore: Pino Gallo