La presenza dell’uomo nel territorio materano è talmente pregnante e continua, tra memoria e nuova produzione della storia, da testimoniare il lungo ed ininterrotto cammino della umanità.
Matera, luogo senza tempo, è una città non solo longeva ma perennemente vitale.
L’ambiente antropico è il frutto, nel lungo tempo della storia, della fecondazione della natura da parte dell’uomo. I suoi antichi rioni, i Sassi, sono la più esclusiva ed emozionante interpretazione urbana della natura. Il “valore” dei Sassi è dato da questa continuità, dall’essere stati ininterrottamente civitas, dall’essere un luogo rappresentativo della memoria storica del mondo, poichè in grado di testimoniare la storia della stessa umanità, nelle cui gravine ogni visitatore potrà ritrovarvi i segni che hanno informato l’avventura dell’uomo. ùLungo la parete di una di queste valli rupestri si apre l’invaso della Cripta del Peccato Originale, radicato nella coscienza popolare come la “Grotta dei Cento Santi”, poichè decorata da numerosi dipinti murati.
In questo eccezionale oratorio rupestre, l’arte del Mezzogiorno d’Italia trova una delle sue tappe iniziali, poichè la datazione degli affreschi è collocata all’inizio del IX sec. d.C.: cinquecento anni prima di Giotto.
La “Cappella Sistina” della pittura parietale rupestre.
L’unicità del vasto compendio pittorico fa della Cripta del Peccato Originale una testimonianza eccezionale e sorprendente della storia dell’arte meridionale poichè si è in presenza di una pittura che esprime i caratteri storici dell’arte benedettina-beneventana riassunta stilisticamente dalla temperie culturale longobarda.
La testimonianza pittorica rappresenta un autentico hapax nel complesso criptologico meridionale, un unicum per la peculiarità del registro espressivo e per la rara scelta tematica del ciclo vetero e neo-testamentario.
Questo straordinario antro di roccia racchiudente simile testimonianza è stato per quarant’anni ignorato e abbandonato, trasformato in un oltraggioso ovile.
Muschi, licheni, cianobatteri hanno aggredito i segni figurativi del pittore dei fiori di Matera.
Grazie ad un restauro esemplare, finalizzato alla definizione scientifica di un modello di riferimento, con l’impegno coordinato di specialistiche professionalità, oggi i “Cento Santi” sono tornati a vivere nella loro originaria dimensione ed inseriti nel progetto integrato di presidi e servizi, rappresentato dal Distretto Culturale dell’Habitat Rupestre della Basilicata.
La chiesa rupestre rappresenta una delle più antiche e significative testimonianze dell’arte italiana poichè documenta il luogo cultuale di un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo. Accanto alla particolarità geologica del sito, l’ipogeo assume una eccezionale importanza per la presenza di un vasto ciclo pittorico di scuola benedettina beneventana.
Al centro del fregio narrativo campeggia la figura dell’Onnipotente ed alla sua destra è rappresentata la Creazione della Luce e delle Tenebre. L’immagine di Dio è raffigurata secondo l’iconografia paleocristiana con il volto giovanile ed imberbe. L’umile frescante ha poi steso sulla parete di fondo dell’ipogeo il racconto biblico della creazione di Adamo ed Eva, della seduzione di Eva da parte del serpente e dell’offerta del frutto proibito ad Adamo.
Si è di fronte alla traduzione pittorica di carattere didascalico definita la “Bibbia dei poveri”, cioè la Bibbia raccontata all’umile popolo dei fedeli.
Il grande fregio è trapunto da cespugli di fiori e di corolle rosse che fanno da tessuto connettivo delle sequenze narrate. Per la totalizzante presenza di questo straordinario ricamo floreale l’autore del ciclo pittorico della cripta è stato chiamato: “Il pittore dei fiori di Matera”.
Le tre absidi sono poi illuminate da tre triarchie rappresentanti gli Apostoli (S. Pietro, S. Andrea e S. Giovanni), gli Arcangelo (S. Michele, S. Raffaele e S. Gabriele) e la Vergine Regina tra due sante.
Info:
3205350910 ArteZeta – 0835330582 Zetema
Vai al video: http://www.criptadelpeccatooriginale.it/multimedia.html