La Chiesa rupestre, nella parte nord-occidentale di Massafra, è collocata in una piccola gravina detta di San Lorenzo. Una scalinata, scavata nello spalto orientale, permette l’accesso alla chiesa il cui ingresso è costituito da due aperture.
“La chiesa è semplice, ma la decorazione pittorica è molto ricca, forse frutto di committenza come farebbe pensare la tomba presente. Nel cosiddetto canale di san Lorenzo si aprono altre case-grotte e sullo spalto occidentale ci sono i resti di tombe, elementi che attesterebbero l’esistenza di un insediamento rurale”.
Datata al XIII secolo per gli affreschi che contiene, ma forse precedente nello scavo della struttura architettonica, l’interno della Chiesa è a pianta trapezoidale, terminante nella parete orientale con due absidi rettangolari, dotate di altari addossati alla parete.
“L’abside sinistra doveva fungere da cappella funeraria sia per la presenza di una tomba incassata nella parete che per la presenza della rappresentazione del tema della Deesis“.
Tra gli affreschi spicca la raffinata rappresentazione in stile bizantineggiante dell’Arcangelo Michele.
All’esterno l’ingresso è sormontato da una sorta di timpano triangolare scavato con stretti e lunghi solchi nella roccia.
Sul lato nord, presso l’ingresso, è visibile un pozzetto interrato, accanto vi è una tomba ad arcosolio.
La parete interna sinistra è solcata da diversi vani tra cui spiccano gli spacchi perpetuati dai ladri di affreschi.
Anni fa la chiesa era stata messa in sicurezza, con la chiusura mediante una cancellata. Ma l’ingordigia e la stupidità non hanno impedito a ladri senza scrupoli di portar via il cancello, per cui oggi la chiesa è ancora alla mercè dei vandali.
Le poche tracce ancora visibili degli affreschi ci permettono di vedere raffigurate” una ricca iconografia tra cui scene del Vecchio Testamento e un ciclo cristologico, tema piuttosto raro nell’ambito della decorazione pittorica delle chiese rupestri”.
A proposito dei dipinti, che decoravano tutta la chiesetta rendendola uno splendido capolavoro d’arte medioevale, rileviamo: ”Sulle pareti resti di affreschi, ormai quasi illeggibili per l’ingiuria del tempo e per, ahimè!, l’incuria e il vandalismo da parte dell’uomo. Gli affreschi più antichi sono databili ai secoli XII-XIII, presentano iscrizioni in greco; quelli più recenti, con iscrizioni in latino, sono ascrivibili al XIV secolo”. ” Gli affreschi raffigurano dalla parete a sinistra dell’ingresso, in senso orario: San Benedetto, l’Arcangelo Michele, la Deposizione dalla croce, Santa Margherita/ Marina; nella deèsis la Vergine (non più presente perché asportata), Cristo Pantocratore e San Giovanni Battista”.
Nella pittura rupestre di questo periodo, la Deposizione dalla Croce è ancora parzialmente visibile, purtroppo ne sono stati interamente asportati due visi. “Per ironia della sorte, l’affresco rappresentante la Vergine Maria è l’unico ancora ben conservato, anche se è attualmente collocato su un pilastro della navata destra della chiesa nuova a Massafra. Era stato infatti tagliato e in attesa di essere trafugato, era stato nascosto nell’incavo di un tronco di ulivo. Fortunatamente rinvenuto fu sottratto ad una sorte oscura.
Il riferimento a questo episodio permette una riflessione sulle modalità di conservazione degli affreschi; alcuni decenni orsono il professor Roberto Caprara proponeva come soluzione quella di asportare gli affreschi, restaurarli e conservarli in un museo, certamente per sottrarli all’azione deleteria del tempo, dell’inquinamento atmosferico e ad eventuali azioni distruttive e/o di sottrazione”.
“Ritorniamo alla nostra chiesa e continuiamo l’elenco dei soggetti raffigurati sul pilastro che separa le absidi, sugli altari e sulla parete destra : san Martino, san Silvestro papa, Gesù l’Emmanuele, il Sacrificio di Isacco, l’Ultima cena, un santo diacono, san Cataldo e il Battesimo di Gesù rappresentanti un unicum”.
Anche l’Ultima Cena è un affresco assai raro nell’iconografia della pittura rupestre italiana, peccato che di essa non si veda praticamente più nulla. Un altro elemento prezioso dell’iconografia medioevale pugliese che andrebbe subito strappato e messo in sicurezza in un museo.
“Lo stato attuale delle cose sembra dare ragione a quella proposta, anche perché, dispiace dirlo, dove non può il tempo, può l’uomo (è cronaca recente l’esito di sedicenti “restauri” operati nel territorio a danno di alcune chiese rupestri, quali Santa Lucia, la Buona Nuova. S. Angelo a Torella e l’affresco della Madonna della Scala!). Sarebbe troppo lungo addentrarsi in tali questioni, ma si sa, spesso gli amministratori e/o i politici (che forse in una chiesa rupestre non sono mai entrati) invece di informarsi e di affidarsi nelle mani di esperti, preferiscono investire sullo sviluppo urbanistico anziché puntare sul recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico in modo serio e con competenza. Lo sviluppo economico della comunità, infatti, non è assicurato solo dall’urbanistica”.
Autore: Gianluigi Vezoli
Fonte: https://www.salentoacolory.it, 18 lug 2016