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Mary FALCO: La scoperta della lulia Felix.

Nella tarda estate del 1986, un pescatore, Agostino Formentin di Marano Lagunare, recupera in mare aperto, tra Grado e Marano, alcuni frammenti di anfore; la notizia viene immediatamente passata ai membri dell’Archeosub di Marano Lagunare che, congiuntamente al Gruppo Archeologico del Veneto Orientale, organizzano una ricognizione subacquea di verifica per il successivo mese di novembre. Ma è solo nell’estate del 1987 che arriva la conferma: il relitto di quella imbarcazione romana poi denominata Iulia Felix è una realtà.

Con questo ritrovamento la “favola” di una navigazione lagunare iniziata in epoca romana diventa una realtà e l’esame dei reperti getta una luce sulla realtà della vita quotidiana su un’imbarcazione in quell’epoca astrattamente definita “basso impero” o “alto medioevo” a seconda dei punti di vista.

La collaborazione tra pescatori professionisti e volontari archeologici subacquei rappresenta una combinazione vincente. La segnalazione definitiva dell’importante scoperta viene trasmessa alla Soprintendenza di Trieste il 22 giugno con un telegramma di 74 parole. I programmi di lavoro già previsti vengono mutati: anziché sul sito del San Gottardo a Grado, si decide di avviare una campagna di prospezioni sul relitto ancora senza nome (prima campagna). La conferma dell’importanza della scoperta, che presenta un carico sorprendentemente in ottimo stato di conservazione che a sua volta potrebbe nascondere lo scafo ligneo, induce il direttore dei lavori, Paola Lopreato, a richiedere un ulteriore finanziamento alla sede centrale del Ministero per tutelare nel modo dovuto l’area sommersa. Con la collaborazione dello STAS ha così luogo la seconda campagna che consiste nella costruzione di un sistema di difesa del prezioso nuovo sito subacqueo sia dai predatori d’acqua sia dai moderni mezzi impiegati per la pesca. Da questo momento l’intera zona viene tenuta sotto controllo dalla Soprintendenza, dal Nucleo Carabinieri Subacquei di Trieste, dalla Stazione Carabinieri e Guardia di Finanza di Grado. Grazie ad una successiva convenzione col Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, anche le Capitanerie di Porto di Grado, Monfalcone e Trieste partecipano alle operazioni di tutela in mare.

Responsabile nazionale dell’Operazione Iulia Felix, è il Prof. Luigi Fozzati che è il responsabile del nucleo di Archeologia Subacquea del Medio e Alto Adriatico, oltre che funzionario della Soprintendenza Archeologica per il Veneto. Il coordinamento delle operazioni subacquee è stato gestito dall’arch. Massimo Colocci, di Roma, responsabile del progetto di recupero della nave e autore della speciale tecnica, unica al mondo, con cui la Iulia Felix verrà recuperata. Ricercatore presso l’Università di Tor Vergata di Roma, è socio della Cooperativa Aquarius. Direttore dei lavori dell’Operazione della Iulia Felix è la dottoressa Paola Lopreato, è la Direttrice del Museo Nazionale Archeologico del Friuli e sarà la Direttrice del Museo Archeologico Subacqueo di Grado. Alice Freschi è la Direttrice scientifica della struttura Aquarius, incaricata dalla Soprintendenza di effettuare i lavori di recupero.

La lulia Felix, lunga circa 13 metri e larga 6, era sicuramente una nave oneraria, un mercantile della metà dei Il secolo d.C. che portava un carico di anfore contenenti prodotti della lavorazione dei pesce (pesce in salamoia e altri alimenti, identificati dall’analisi dei resti conservati all’interno delle anfore stesse). Sulla nave vi era anche una botte, ritrovata sfasciata, con le doghe appoggiate sui resti dello scafo, il cui carico consisteva in frammenti di vetro, probabilmente destinato ai laboratori artigiani di Aquileia, ben conosciuti in epoca romana.

I resti conservati riescono a dare un’idea di come doveva essere la nave. Sul piano longitudinale il legno sembra essersi conservato fino all’altezza delle due ruote di prua e di poppa; la chiglia presenta una battura triangolare che permetteva l’inserimento del torello; il paramezzale, scoperto per circa un metro e mezzo, si appoggia a due paramezzalini e presenta una piccola scassa. In senso trasversale, la parte di dritta dello scafo e dell’ossatura sembra meglio e più conservata di quella di sinistra. La murata di dritta infatti si è conservata per un breve tratto, all’incirca a centro nave, fino al trincarino, il quale risulta fissato con chiodi sia alle ordinate sia alla sottostante tavola del fasciame esterno: è il secondo relitto scoperto in Italia in cui si sia rinvenuta tale situazione. Il concetto costruttivo della Iulia Felix sembra essere quello a fasciame portante abbinato alla tecnica a mortasa e tenone per quanto attiene l’assemblaggio delle tavole del fasciame esterno e del ponte dello scafo. La terza fase dell’Operazione Iulia Felix con­sentirà di definire al meglio le caratteristiche di quella che al momento può definirsi una corbita (piccola oneraria) romana, lunga circa 16 metri e larga 5.

La composizione del carico era costituita essenzialmente da anfore: di produzione africana (Africana I A e Africana II A, Tripolitana I) ed ego-orientale (gruppo di Cos). Certamente alcune di queste anfore contenevano garum, la famosa salsa di pesce e vino: lische di pesce per le prime, rivestimento in pece per le seconde, sono indicatori importanti. La disposizione del carico sulla nave lascerebbe ipotizzare che essa fosse adibita ad un commercio specializzato, a corto raggio, forse attraverso un itinerario commerciale limitato all’Alto Adriatico, avendo come punto di riferimento principale il porto di Aquileia. Nel carico spicca la presenza di una botte lignea contenente rottami di vetro: centinaia di frammenti di vasi di vetro rotti destinati ad essere riciclati, cioè rifusi.

Aquileia era uno dei maggiori centri di produzione di vasellame vitreo dell’Italia del nord in età romana imperiale e l’uso di riadoperare per la fusione rottami di vetro è addirittura testimoniato dalle fonti letterarie antiche. Ma le novità non sono finite, tutti gli elementi del carico trasportato erano avviluppati da tralci vegetali e appoggiati su un letto di strami e fascine di legno per evitare i traumi delle operazioni nautiche. Facevano parte degli oggetti di uso giornaliero dell’equipaggio alcune brocchette di terracotta, frammenti di olle e piatti in ceramica comune, vasi in metallo, frammenti di lucerne, alcuni frammenti bronzei pertinenti ad una stadera (per il commercio al dettaglio?) tra cui un cursore a forma di testa di Minerva. E’ stato trovato anche un bronzetto di tradizione ellenistica raffigurante Poseidone: anche i marinai della Iulia Felix avevano affidato la tutela navis al dio del mare? L’insieme degli elementi del carico della nave, soprattutto le anfore, consentono una datazione per la Iulia Felix compresa tra la fine del II secolo e gli inizi del III secolo dopo Cristo. lulia Felix, avvenuto a neppure 6 miglia dalla costa.

Per saperne di più:

Ministero per i Beni e le Attività Culturali
NUCLEO ARCHEOLOGIA SUBACQUEA MEDIO ALTO ADRIATICO SOPRINTENDENZA PER 1 BENI AMBIENTALI ARCHITETTONICI ARCHEOLOGICI ARTISTICI E STORICI DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA
SOPRINTENDENZE ARCHEOLOGICHE DEL VENETO, DELL’EMILIA ROMAGNA E DELLE MARCHE
PROVINCIA DI GORIZIA, COMUNE DI GRADO,
AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DI GRADO E AQUILEIA

INFO: BIBLIOTECA CIVICA ‘FALCO MARIN” – GRADO
TEL. 0431 876942 – FAX 0431 876944 – E-mail: biblioteca.grado@wavenet.it

Autore: Mary Falco
Cronologia: Arch. Romana

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