L’Homo sapiens manifestò, sin dalla sua apparizione, un comportamento estetico che ebbe ricadute enormi sull’evoluzione. Due scoperte archeologiche, autonome, ma avvenute in due grotte del Marocco, hanno messo in luce – in uno scavo – la prima sartoria umana finora trovata (risalente 120mila anni fa) e – in un secondo scavo – la collana di perline più antica, finora individuata (tra i 120mila e i 150mila anni fa). I risultati arrivano contemporaneamente.
L’assetto fashion è così databile – in un insieme di concretezza e di comportamento estetico – a circa 150mila anni fa. Il grande freddo di quell’epoca avrebbe favorito i sapiens, in grado, grazie all’intelligenza, di ricavare vestiti e di dotarli di un valore pratico e di un valore simbolico. Probabilmente, per affrontare l’ambiente ostile, essi svilupparono, accanto ad abiti e ornamenti, un linguaggio molto accurato, grazie al quale si suddividevano i compiti e si trasmettevano conoscenze e scale di valori.
Un team internazionale formato dall’Istituto Nazionale di Scienze Archeologiche e del Patrimonio (INSAP) coordinato dal Ministero della Cultura marocchino, dall’Università dell’Arizona (Tucson, USA) e dal Laboratorio Mediterraneo di Preistoria Europa Africa (CNRS, LAMPEA , Aix-en-Provence, Francia) ha appena annunciato la scoperta di 32 conchiglie lavorate dall’uomo – ricavate da gasteropodi marini – trovato in un livello stratigrafico del terreno che risale a un periodo tra i 142.000 a i 150.000 anni dalla nostra era, nella grotta di Bizmoune a Essaouira, in Marocco
Questi manufatti realizzati con le conchiglie di Tritia gibbosula (Nassarius gibbosulus) costituiscono i più antichi pezzi di ornamento scoperti fino ad oggi, secondo un comunicato del locale Ministero della Cultura, il quale specifica che lo studio è pubblicato sulla rivista “Science Advances”. Le testimonianze di questo comportamento simbolico risalgono a un geologico freddo e arido.
“Come i nostri contemporanei, gli antichi gruppi umani probabilmente usavano perline di conchiglia per decorare i loro corpi e i loro vestiti”, osserva il documento, spiegando che “a Bizmoune, molte conchiglie mostrano tracce di usura e lucidatura legate alla sospensione, e alcune di esse erano anche colorate con l’ocra rossa, un pigmento naturale di ossido di ferro che si trova in microscopici residui su queste conchiglie”.
Secondo Abdeljalil Bouzouggar dell’INSAP-Marocco, “queste minuscole conchiglie forniscono informazioni cruciali sull’origine del comportamento simbolico come il linguaggio”. Le conchiglie lavorate, come forma simbolica d’arte e d’espressione, rileverebbero il contemporaneo uso del linguaggio. A giudizio di Steven Kuhn dell’Università dell’Arizona, uno dei principali autori dello studio, l’«affermazione di appartenenza o della propria identità» è stata, sin dalle origini, fondamentale.
Fonte: www.stilearte.it, 5 ott 2021