Quattrocento misteriosi monumenti in pietra. Li hanno scoperti gli archeologi nel Sahara occidentale, in un territorio conteso da Marocco e Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi. Le strutture risalgono a oltre 10 mila anni fa e anche se non si sa molto di più su di loro, soprattutto sul loro significato, secondo gli esperti potrebbero aiutare a capire come le persone migrarono nella regione e si adattarono al clima e al territorio locale, che sicuramente non era desertico come lo conosciamo oggi.
Siamo su un terreno di 9 chilometri quadrati e quattrocento monumenti sono «un numero incredibile anche per il Sahara, che è assolutamente pieno, di solito in luoghi di particolare interesse topografico», spiega Joanne Clarke, specialista in archeologia preistorica dell’Università dell’Anglia orientale.
In base alle prima analisi, alcuni sono dei dolmen, ovvero delle tombe megalitiche preistoriche. Altri sono dei cumuli e dei goulet, due file di rocce che corrono parallele per poi allontanarsi, il cui scopo è ancora sconosciuto.
L’area di Tifariti un tempo era un bacino naturale e sarà stato un luogo di interesse per i migranti di migliaia di anni fa. «Una delle nostre teorie è che, siccome il Sahara si è seccato a metà dell’Olocene, tra cinque e seimila anni fa, questa era un’oasi, una delle poche aree in cui l’acqua era rimasta». E dove c’era acqua, probabilmente c’erano anche persone. E la varietà di questi monumenti, sostengono gli archeologi, riflette la varietà di luoghi e di culture da cui queste persone sono emigrate.
Autore: Noemi Penna
Fonte: www.lastampa.it, 9 feb 2019