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Mario Zaniboni. La situla Benvenuti.

situla benvenuti

Nella via Santo Stefano a Este, una città del veneto padovano e forse una delle migliori, durante una campagna di scavi eseguita nel XIX secolo nel giardino che fa da contorno alla prestigiosa Villa Benvenuti, fu rinvenuta la principesca tomba di una bambina.
Fra i vari oggetti rinvenuti, il più interessante dal punto di vista storico ed archeologico è stato un recipiente, contenente resti umani, il cui nome è “situla”, dal latino “secchio” o “secchia. Si tratta di un contenitore per liquidi solitamente in metallo e raramente in terracotta, a forma di tronco di cono rovescio, che può essere con il fondo arrotondato oppure piatto; talora ha un manico semplice oppure doppio, fissato al corpo per mezzo di orecchiette forate; spesso la situla è munita di coperchio ed ai suoi tempi era diffusa come oggetto rituale presso diverse civiltà dell’antichità, quali quelle cretese, egiziana, etrusca e romana.
La situla rinvenuta a Este, chiamata “situla Benvenuti”, a forma di tronco di cono rovesciato, è un esempio di ciò che i metallurgisti atestini (attributo derivante dal nome latino Ateste della città di Este, appunto) dell’epoca sapevano fare con insuperabile maestria; è alta 31 centimetri e mezzo ed ha un diametro di 25 centimetri e 4 millimetri; è munita del suo coperchio, mentre la parte inferiore manca, purtroppo. Essa è di bronzo ed è istoriata con figure lavorate a sbalzo. Sia la forma sia le decorazioni richiamano i rapporti culturali esistenti fra il popolo atestino ed i popoli della Pianura Padana, dell’Etruria, della penisola balcanica e del Medirreraneo Orientale.
Oltre al fatto che la situla proviene dal VII secolo a.C., a interessare sono le ornamentazioni sbalzate, suddivise su tre fasce orizzontali in successione, che ne decorano la parte centrale. Queste sono separate da borchie a sbalzo allineate, comprese fra file di puntini pure loro sbalzati.
situla benvenutiLa fascia superiore presenta un personaggio seduto in trono, che sembra offrire un bicchiere, forse pieno di vino, ad una divinità; uno stalliere che controlla lo zoccolo di una zampa posteriore di un cavallo; un telaio al quale sono appese una cista e due situle, con sotto un attrezzo che potrebbe essere una scure o una zappa; un personaggio con una cista; due personaggi seminudi forse nell’atto di una lotta. A completare la fascia sono una sfinge (testa umana e corpo felino), un grifone (animale fantastico) con in bocca forse un pesce e un centauro che sembra volere pugnalare il grifone.
La seconda fascia ha una serie di animali a cavallo fra realtà e fantasia: un felino alato, un bue, un tizio con un cane a guinzaglio, una sfinge, un grifone, un caprone e un cervo.
Infine, nella terza fascia sono un suonatore di tromba, due guerrieri armati di due lance ciascuno, un cocchio trainato da un cavallo con cocchiere e tre guerrieri con elmo, scudo e lancia, che trascinano con una fune tre prigionieri nudi con le mani legate e lo scudo sulla schiena.
Fra le figure sono inseriti elementi vegetali di riempimento e separazione.
Questo oggetto è un testimone eccezionale di quale grado fossero l’arte, la cultura, le tradizioni e la civiltà degli antichi popoli veneti, che ebbero il loro sviluppo soprattutto nella zona nordorientale della Penisola dell’antichità.
Questo importantissimo reperto è ospitato presso il Museo Nazionale Atestino.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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