Archivi

Mario Zaniboni. Due Flagon – recipienti bronzei di lusso.

zaniboni

Quando si intraprendono lavori che interessano il suolo, con sterri ed escavazioni di grande rilievo, non di rado si incontrano oggetti che provengono dal passato, anche molto lontano. Ed è quanto è successo nel 1927, durante la costruzione di una ferrovia presso la città di Basse Yutz nel dipartimento francese della Mosella: in quell’occasione, sono venuti alla luce due flagon (flaconi, brocche o caraffe, che dir si voglia); comunque, che si chiamino in un modo o in un altro, non cambia nulla.
Forse avevano ragione i Greci quando affermavano, abbastanza disgustati, che i Celti erano formidabili bevitori di vino, birra e idromele (quest’ultimo da loro definito la “bevanda degli dei”, ottenuto dal miele e forse il fermentato alcolico più antico del mondo). Ed è probabile che essi preferissero che le loro preziose bevande fossero contenute in altrettanto preziosi flaconi. In realtà risulta che, fin da circa 500 anni prima di Cristo, gli alcolici scorressero a fiumi durante le feste e le riunioni celtiche, dominate dal lusso sfrenato. E così, i flagon erano oggetti molto apprezzati, particolarmente quando erano arricchiti con incrostazioni di corallo rosso del Mediterraneo.
I due Basse Yutz Flagons, appartenenti all’età del ferro e databili verso la metà del 500 a.C., sono molto simili e alti rispettivamente 39,65 e 40,60 centimetri. Si tratta di oggetti ben fatti e rifiniti, a dimostrazione che gli artigiani celti erano bravi e validi conoscitori della lavorazione dei metalli e che erano in collegamento con altre popolazioni europee, con le quali si verificavano scambi commerciali e culturali, come lo ricordano i richiami all’arte egiziana e delle isole inglesi.
Sono molto simili fra di loro, tanto rassomiglianti da far pensare a due gemelli, con la forma riscontrabile nei flagon etruschi della stessa epoca. Sono realizzati in bronzo (lega rame e stagno) e formati per battitura, partendo da una lastra unica. I piedi, fusi, sono impreziositi da pezzetti di corallo rosso mediterraneo e vetro, fissati al loro posto mediante resina.
La stessa resina ricopre tutto l’interno dei contenitori per evitare eventuali perdite di liquido. Pure i beccucci ed i coperchi sono di fusione e sono fissati al corpo dei flagon per mezzo di perni infissi in intagli praticati negli stessi.
Dalle radiografie eseguite per conoscerli meglio nei dettagli si è riscontrato che a tenere insieme i pezzi partecipano solamente perni e resina. Sui coperchi, di fianco alle prese a forma di pomolo, sono sdraiati dei cani, mentre sui beccucci anatre sembrano muoversi sul liquido quando viene mesciuto; le parti inferiori del beccuccio sono incrostate come i piedi. I manici sono fusi a forma di cani che fra i denti tengono catenine fissate ai coperchi; nella parte inferiore dei manici, all’attacco sui corpi dei flaconi, sono volti umani. I particolari esecutivi e ornamentali dei due flagon richiamano le arti greca ed etrusca, a parte le anatre sui beccucci, che sono un innovazione celtica.
Altri ritrovamenti hanno dimostrato che quei flaconi erano un po’ comuni nelle comunità celtiche di quell’epoca, come quello, per esempio, che è stato rinvenuto in una sepoltura di carri a Bad Dürrnberg, un villaggio austriaco nello stato di Salisburgo, presso la città di Hallein, nel cui museo, il Keltenmuseum, ora è esposto. Altri importanti pezzi si possono ammirare al British Museum.
I flagon, che furono realizzati con forme varie ma sempre belle e piacevoli, sono uno spaccato della cultura dell’Europa del Nord di 2500 anni fa, che dimostrano come la tecnica lavorativa fosse ad un elevato livello e che la cultura fosse molto evoluta sul piano sociale ed economico.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

Segnala la tua notizia