Un’attenta analisi individua strategie per salvaguardare ed “esaltare” i beni archeologici, indagandone le inevitabili ripercussioni economiche e sociali.
Delineare un’innovativa e dinamica gestione del territorio capace di coniugare progresso civile ed esaltare il patrimonio archeologico in un’ottica di sviluppo economico: questa è la chiave di lettura del libro Per metodologia della valorizzazione dei beni archeologici: analisi e prospettive in Calabria (Rubbettino, pp. 156, € 10,00) di Stefania Mancuso.
L’autrice – archeologa e professoressa di Metodologia per la valorizzazione dei beni archeologici presso il corso di laurea in Scienze turistiche dell’Università della Calabria – si propone in questo libro di esprimere, in forma chiara ed esaustiva, “le nozioni necessarie per comprendere e interpretare i fatti culturali legati alla valorizzazione” e, in nuce, promuovere la formazione di una identità culturale in cui rispecchiarsi. Con piena consapevolezza del valore civico e storico dei beni culturali, è necessario infatti vagliare strategie di rivalutazione del ricco patrimonio archeologico italiano, anche al fine di ottimizzare l’offerta turistica. Tuttavia la complessità del tema affrontato non rimanda a soluzioni univoche e scontate: è necessario perciò chiarire cosa denota il termine valorizzazione.
Cosa si intende per valorizzazione
Valorizzare, inizia col precisare l’autrice, non deve essere inteso come aggiungere valore ad un’opera d’arte (in quanto il pregio artistico è intrinseco al bene stesso), bensì migliorare le modalità di conoscenza e apprendimento del suo valore culturale. Più spesso, sottolinea la Mancuso, come la valorizzazione implica innanzitutto la massima tutela del bene culturale, seguendo precise norme e prescrizioni legislative, affinché non si comprometta l’integrità del bene stesso. La salvaguardia del patrimonio culturale è premessa indispensabile affinché non siano mai snaturate le identità culturali e storiche di una collettività; infatti ogni singola opera d’arte è, non solo, testimonianza unica e irripetibile di un preciso momento storico, ma è anche un mezzo per non dimenticare il passato, per non disconoscere le nostre origini e per non smarrire la nostra identità etica e culturale. Inoltre l’esistenza di un’identità collettiva fornisce un senso di appartenenza del patrimonio a una specifica comunità e quindi una maggiore sensibilizzazione del pubblico alla sua salvaguardia.
La valorizzazione presuppone inoltre un’approfondita conoscenza e un’adeguata comprensione del patrimonio culturale e dei processi con i quali si è andato formando: da qui la creazione di percorsi culturali, ovvero un iter cognoscendi, un lavoro di approfondimento che rende possibile contestualizzare l’opera d’arte, ovvero conoscere il chronos (il tempo) e il topos (il luogo) entro il quale la stessa è stata realizzata. Si vengono a creare nuovi centri di ricerca in collaborazione con gli atenei universitari, utilizzando gli strumenti metodologici e operativi più idonei per analizzare ed esaminare a fondo le ricchezze culturali.
Si perviene, conclude la studiosa, in tal modo alla creazione di supporti didattici e inserzioni di approfondimento con finalità formative, che contribuiscono a promuovere il patrimonio stesso. Ciò porta ad una intrinseca crescita culturale che, oltre a coinvolgere la comunità residente e non, porta ad un incremento significativo delle attività archeologiche con l’impiego di innovazioni tecnologiche a supporto delle operazioni di restauro.
Il turismo culturale
Con il cosiddetto turismo culturale, precisa l’autrice, si realizza in pieno la sinergia tra progresso culturale e sviluppo economico. Da sempre le mete più richieste sono le città d’arte, ricche di musei e parchi archeologici che necessitano di adeguate strutture di accoglienza e richiedono uno sforzo organizzativo non indifferente. Innanzitutto è opportuno operare da un punto di vista architettonico, paesaggistico e urbanistico sul territorio entro il quale i beni sono situati.
A tale scopo gli enti amministrativi territoriali dovrebbero provvedere ad un processo di riqualificazione dell’area interessata, dotandola di servizi e strutture tali da attirare l’attenzione del turista. Questa campagna di promozione si espleta in modalità diverse e innovative: per prima cosa, osserva la Mancuso, attraverso l’incremento di tecniche pubblicitarie, di sistemi di comunicazione e di realizzazione di eventi attinenti alla realtà culturale, che vadano a dare impulso all’attività turistica e sollecitare in tal modo la “domanda”. Spesso viene o adottato un preciso marchio di qualità di prodotti tipici del territorio o patrocinata la nascita di imprese artigiane, avvalendosi di consolidate tradizioni peculiari dell’area interessata. Di conseguenza si arriva a valorizzare non solo il patrimonio archeologico e la realtà culturale, ma anche molte altre attività che influiscono positivamente sulle economie locali.
Tuttavia è doveroso non solo rispettare i parametri e le norme legislative, ma anche evitare di stravolgere l’equilibrio e l’armonia delle zone in questione affinché sia rispettato il rapporto simbiotico tra uomo e natura. Infatti la stessa autrice definisce le ricchezze territoriali e il paesaggio culturale come “una sintesi di valori naturalistici strettamente connessi a quelli antropici”, e più volte sottolinea l’esigenza di salvaguardare il paesaggio e tutelare i beni culturali, ammodernando le strutture e innovando i servizi.
È indispensabile perciò una capillare attività delle strutture competenti che porti a scegliere una forma di gestione del territorio, al fine di ottenere proficui profitti economici, incentivando di conseguenza lo sviluppo delle aree interessate.
Finalità e ripercussioni delle metodologie adottate
La risultante del processo di valorizzazione del patrimonio culturale del Passato è quindi una crescita sociale, intellettuale ed economica nel Presente. La possibilità di creare economia intorno ai beni culturali non inficia il valore artistico del patrimonio archeologico, bensì ottimizza e potenzia la diffusione del messaggio culturale intrinseco al bene stesso.
Affinché si possano ricavare guadagni da questi patrimoni, per prima cosa, conclude l’autrice, bisogna provvedere alla loro manutenzione; mentre per poter attuare al meglio le strategie di valorizzazione, è doveroso prefissare preliminarmente i mezzi, le modalità e gli obiettivi da perseguire.
È importante, se non necessario, coadiuvare le forze endogene di un territorio al fine di tutelare il patrimonio culturale e creare solidi presupposti di arricchimento civile ed economico. La stessa autrice rileva, come già nel 1974 Ranuccio Bianchi Bandinelli rivendicava con forza, “l’esigenza di fare il nuovo con intelligente rispetto verso l’antico”: infatti guardare al Passato non deve essere un freno al progresso, bensì un impulso a vivere le ricchezze territoriali e culturali in funzione della loro storicità.
Fonte: www.scriptamanent.net Anno IV, n. 26, gennaio 2006
Autore: Maria Colangelo
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