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Marco Morucci. Le Aiole del Lago di Bolsena.

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bolsenaAvete mai sentito parlare delle Aiole del Lago di Bolsena?
Non si tratta di giardini ma di grandi colline di sassi costruite all’interno del lago di Bolsena.
Chi le ha costruite e per quale ragione per ora non è stato scoperto, vi svelerò la mia personale convinzione.
Sembrano costruite casualmente ma osservando su una cartina le loro posizioni si nota che ognuna segna un punto cardinale e penso che non sia un caso che sembrano dividere in quattro parti il lago.
Sulla loro presenza ci sono due tesi contrapposte: una che siano da attribuire ai Villanoviani: teoria avvalorata dalla presenza di un villaggio palafitticolo di fianco all’Aiola più estesa, quella del Gran Carro che misura mt.80 x 60 e alta mt. 5.
bolsenaL’altra ipotesi si basa sull’archetipo della costruzione, un colle megalitico e sulla datazione dei reperti ceramici ritrovati nei dintorni di alcune delle Aiole risalenti alla cultura di Rinaldone e datati bronzo medio.
Il popolo dei Rinaldoniani si è sviluppato tra il 3500 e il 2500 a. C. in Toscana, Umbria, Lazio e Marche e sebbene non siano state ritrovate prove dirette, come molti altri popoli, sembrano legati al vulcanismo dato che costruirono tombe, osservatori astronomici e luoghi sacri solitamente in zone vulcaniche.
Avevano buone conoscenze di astronomia ed una speciale adorazione verso il sole. Quindi ritengo probabile che la costruzione delle Aiole siano il frutto del loro ingegno e la disposizione a croce sia come un sigillo magico sulla forza distruttrice del vulcano sotterraneo.
bolsenaQuesta congettura ricalca in parte quella proposta a suo tempo da Giovanni Feo che aveva ipotizzato un’analogia tra la costruzione delle Aiole e la leggenda del mostro Volta raccontata da Plinio il Vecchio. Giocando con l’alchimia si scopre che le Aiole sono quattro, lo stesso numero degli elementi; se si tira due linee e si forma la croce degli elementi, il triangolo è il fuoco del vulcano ed insieme simboleggiano lo zolfo.
La teoria del lago sacro si è riproposta durante le ricerche del 2024 quando il gruppo di Archeosub della dottoressa Barbaro ha ripescato un cavallo che sembra far parte di un carro solare ed una statuina fittile in cui si può facilmente riconoscere le fattezze di una dea madre.
Stanno scavando anche all’interno dell’Aiola così da trasformarla in un gigantesco pacman.
Nel corso dei lavori sono venuti alla luce circa 150 oggetti ceramici tra molti vasi ceramici perfettamente conservati, un cesto di vimini, delle fusaiole, dei chiavistelli, arnesi in legno e più di 500 pali che sostenevano l’abitato palafitticolo, nel fondo è stato trovato anche un cranio di uro Bos Primigenius.
Sono stati recuperati nel corso degli anni circa 4500 reperti, di cui solo una minima parte è stata esposta; dal fondo del lago è riapparsa anche una piroga monossile di circa 6 mt. datata X secolo a. C., ora nel museo di Capodimonte ed un’altra lunga circa 10 mt. del XV/XIV secolo a. C. che però ancora riposa sul fondo del lago dove sembra che ci siano ancora diversi siti inesplorati.
bolsenaTra i vasi recuperati quest’anno ci sono alcuni di buona fattura al punto che un kyathos d’impasto del IX secolo a. C.: potrebbe facilmente essere scambiato per una ceramica a vernice nera etrusca.

Autore: Marco Morucci – marcomorucci60@gmail.com

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