Premetto che questa è solo una mia ricostruzione basata su di una ricerca storiografica e giornalistica che non coincide con quella scientifica.
Tutto ha inizio a fine Ottocento, quando avvenne la moltiplicazione degli scavi di reperti etruschi ma di pari passo aumentò la falsificazione di oggetti d’arte.
E ora si entra nell’argomento, portando come esempio la biga di Monteleone: un originale etrusco oppure un altro falso dei fratelli Riccardi?
I resti della biga furono casualmente scoperti in una tomba inviolata da Isidoro Vannozzi l’8 febbraio 1903 al Colle del Capitano a Monteleone di Spoleto e venduti insieme a parte del corredo funerario ad un commerciante di Norcia e probabilmente acquistati nell’estate dello stesso anno dai fratelli Riccardi, venduti infine nel novembre 1903 a J. P. Morgan che la donò al Metropolitan Museum di New York.
Jerome M. Eisenberg sostenne però che solo parte della biga era autentica, mentre i pannelli che la decorano erano invece dei falsi realizzati dal 1890 al 1902.
Eisenberg fa notare alcuni particolari dei pannelli che un cesellatore etrusco non avrebbe potuto sbagliare, piccoli errori tipici dei falsari e porta in esempio, nel pannello destro, la lancia di Memnone che termina come un pennello, il braccio rattrappito di Achille e lo scudo con le figure sottosopra, al centro le figure di Teti e Achille dalle teste abnormi e a sinistra la ruota del carro in primo piano non è quella che si sarebbe dovuta vedere, il tutto inoltre realizzato in stile corinzio e ionico oltre quello etrusco.
Gli errori che fa notare Eisenberg sono da aggiudicare in gran parte al tipo di lavorazione a sbalzo che si pratica al contrario; si cesella l’interno per ottenere il rilievo all’esterno, per questo chi ha realizzato i pannelli era un artigiano esperto di storia ma con scarsa esperienza nella lavorazione passiva.
La famiglia Riccardi salì alla ribalta tra i falsari qualche anno più tardi quando Riccardo Riccardi insieme a Alfredo Fioravanti riuscirono a vendere due guerrieri etruschi alti più di 2 metri e una testa gigantesca al Metropolitan e nel 1906 costruirono una biga fasulla usando un antico carro e delle vecchie grattugie e con quello truffarono il British Museum.
Tralasciando la biga di Monteleone e i dubbi sulla sua originalità, i Riccardi furono attirati dai clamori delle scoperte nell’orvietano e da un antiquario Domenico Fuschini anche lui trapiantato ad Orvieto, che diede loro la speranza di guadagni stratosferici, aprirono un laboratorio nei dintorni dell’acrocoro il cui sito è rimasto ufficialmente un mistero.
Secondo le mie ricerche potrebbe essere stato locato a Campo della Fiera nell’area del tempio C con accanto l’annesso magazzino delle offerte che, guarda caso, è anche il punto in cui fu trovata nel 2006 la lamina bronzea di una biga.
Ad un occhio attento però il cosiddetto tempio C non rispetta nessuna delle regole di Vitruvio, i tufi di fondamento hanno una posizione anomala per un manufatto etrusco e si ripete in tutte e tre le strutture disposte a semicerchio.
Il tempio C all’interno dell’angolo dell’entrata che si suppone sia dal lato opposto alla strada, presenta una depressione nel pavimento di uso ignoto ed un’apertura all’angolo del lato posteriore sinistro che pare collegarlo con il cosiddetto magazzino delle offerte.
La mia ipotesi è che l’edificio in realtà sia stato il laboratorio dei Riccardi, al centro nell’area più scura c’era una grossa fornace per la cottura delle ceramiche la cui canna fumaria era integrata nella parete del fabbricato accanto, sistema usato per l’asciugatura delle nuove terrecotte immagazzinate.
Come nel tempio C il nuovo edificio templare scavato ad agosto 2021 ha una depressione ma molto più accentuata che penso sia sta usata per assemblare la statua alta oltre tre metri, inoltre sia questo che quello conosciuto come magazzino delle offerte, hanno al loro interno dei grandi basamenti rettangolari riempiti di pietre molto simili a quelli usati come basi per le colonne dei capannoni per l’essiccazione delle ceramiche.
Si potrebbe quindi obiettare che il Fanum a Campo della Fiera sia stata una messinscena montata ad arte dai Riccardi nei primi del novecento per riuscire a vendere le loro falsificazioni ai musei d’Italia e del mondo.
Presentavano infatti i loro lavori come trovati in un tempio oppure in un piccolo castello, luoghi credibili e sempre localizzati nel circondario orvietano, questo potrebbe spiegare gli insoliti ritrovamenti come l’improponibile testa del dio Voltumna trovata sotto l’altare del tempio A, o la testina di bronzo dall’errato posizionamento diagonale sulla base, oppure le fosse scoperte piene di oltre 2000 pezzi di vasi attici frantumati trovati però separati per secoli VI in una e V nell’altra, mentre per il IV e III secolo sono stati trovati nell’area solo pochi frammenti, secoli in cui secondo Tito Livio gli incontri tra le città stato etrusche al Fanum erano più frequenti.
Autore: Marco Morucci – marcomorucci60@gmail.com
Bibliografia:
– The Metropolitan Museum of Art – The Etruscan terracotta Warriors by Gisela M. A.Richter
– Cronache moderne di Monteleone, Ruscio, Trivio e dintorni, volume 6 edizioni La barrozza 2007
– QUEI TERRIBILI RICCARDI, la Repubblica.it 18 04 1990
– Falsi e falsari nella Storia: Dal mondo antico a oggi, di Paolo Preto
– Annuario della scuola archeologica di Atene e delle missioni italiane in Oriente, supplemento 9 anno 2021
Galleria immagini, a cura di Marco Morucci: