Gli archeologi erano impegnati in uno scavo d’emergenza, a Valdaro, frazione di Mantova, quando si imbatterono in una sepoltura antica. Il terreno fu rimosso con grande accuratezza e, poco dopo, apparvero due teschi, uno rivolto verso l’altro, come se si guardassero e si parlassero dolcemente. Che quella sinistra fosse una giovane donna risultava evidente. L’ossatura più minuta, l’architettura leggiadra dell’area facciale che suggeriva un volto armonioso. La densità e la brillantezza del tessuto osseo, rilevava immediatamente la giovane età – tra i 16 e i 18 anni, lei; tra i 18 e i 20 anni, lui – dei due defunti.
Lo scavo evidenziò, come appare evidente, che il braccio di lei cingeva l’omero di lui, mentre nella parte inferiore i resti ossei delle gambe e dei piedi ricordavano, certo, una posizione fetale, ma suggerivano al contempo, una sovrapposizione degli arti, ad intreccio.
La comunicazione del ritrovamento, avvenne, da parte della Soprintendenza, nel 2007. Il corredo e le modalità di sepoltura permisero di avanzare l’ipotesi che i due fossero vissuti circa 5500 anni fa. E’ certo un fatto. Anche alla luce di nuove tecniche d’indagine, sarebbe importante avviare altri accertamenti.
Non si conosce la causa di morte della coppia, che perse la vita contemporaneamente o comunque a brevissima distanza di tempo. Il rigor mortis avrebbe infatti reso impossibile l’intreccio dei corpi stessi, anche solo se le morti fossero avvenute a qualche ora di distanza. Malattia? Avvelenamento? Omicidio? La morte contestuale per malattia, anche se non impossibile, pare altamente improbabile. Nella tombe sono state trovate lame di pietra e un coltello di selce – collocati dalla parte del maschio, come corredo – e una punta di freccia individuata sopra le spalle della ragazza. Le ossa non presentano segni di lesione. Ciò ha indotto a scartare – almeno per ora – l’ipotesi di morte violenta provocata da armi, ma certo non si può escludere che i due siano stati colpiti, ad esempio, al ventre. Ciò che stupisce è l’amoroso gesto di pietà di cui questi due ragazzi furono oggetto da parte dei familiari, che li vollero uniti, per l’eternità, come in un’amorosa, intima conversazione.
Un’altra ipotesi può essere avanzata, in forma di domanda. E la formuliamo noi, dopo aver studiato questo caso e quello d’altre sepolture bisome. E se la coppia di Valdaro, durante una fredda notte d’inverno, fosse morta, nel proprio giaciglio, a causa del monossido di carbonio, a causa della presenza di consistenti braci di un fuoco, collocate in un ambiente chiuso?
L’esposizione a monossido di carbonio può provocare perdita di coscienza e morte. I sintomi più comuni dell’avvelenamento da CO sono mal di testa, vertigini, debolezza, nausea, vomito, dolori al petto e stato confusionale. Persone addormentate o in stato di ubriachezza possono morire prima di percepire i sintomi.
Ogni anno – nella nostra epoca, in Italia – il monossido provoca centinaia di vittime e 6000 ospedalizzazioni. E se pure una parte delle altre sepolture bisome – cioè composte da due corpi -, trovate dagli archeologi tra Europa e Medio Oriente fossero collegate proprio a morti avvenute contemporaneamente, a causa delle esalazioni di bracieri? E voi che ne pensate?
I resti dei due amanti di Valdaro sono stati composti al Museo archeologico nazionale di Mantova, in una teca tecnologica.
Fonte: www.stilearte.it, 27 dic 2022