Dopo il successo della recente edizione a Montecitorio, la mostra “Pagine di pietra. I Dauni tra VII e VI sec. a.C.” torna a casa per rimanere in via definitiva nella bellissima sede del Museo archeologico di Manfredonia (Fg).
Sono venticinque stele, realizzate dalle popolazioni preromane stanziate nella parte settentrionale della Puglia, la Daunia, grosso modo l’attuale provincia di Foggia: decorate a incisioni su tutti i lati, riproducono figure schematiche maschili e femminili, probabilmente riferibili a entità di rango.
Le stele maschili con armi includono la spada inguainata nel fodero, un grande scudo e un pettorale.
Quelle femminili recano ornamenti affini a quelli dei corredi funerari coevi, quali collane a più giri di grani sferici o a bulle, pendagli, fibule, cinture lisce o decorate con nastri pendenti e dischi circolari. Sulle braccia compaiono, forse, tatuaggi con motivi a scastica, a croce o a cerchio; mani e avambracci sembrano talora coperti da guanti.
Le stele erano completate da teste di forma prevalentemente ovoidale o sferica, lisce, con cappuccio o copricapo piatto e rigido.
Negli spazi centrali compaiono vivide scene figurate: un’efficace narrazione che si snoda offrendo sprazzi di vita di una società indigena che non ci ha lasciato testimonianze scritte.
I gesti sono quelli legali al quotidiano, ad attività fondamentali quali la pesca e la caccia a piedi o a cavallo, ma anche filatura e tessitura al telaio verticale, molitura del grano e attività metallurgica; e poi scene di navigazione, di lotte di singoli armati o gruppi che si contrappongono, bighe in corsa.
Queste straordinarie “pagine” di pietra ospitano anche complesse raffigurazioni relative a credenze religiose e propiziatorie: scene nuziali o di commiato, processioni di donne recanti un vaso sulla testa, cerimonie di offerta, animali reali o fantastici. Oppure scene enigmatiche o, ancora, riti tribali in cui forse ci si mascherava da soggetti irreali, altri in cui si allude a miti per noi indecifrabili, dato che manca una conoscenza diretta del pantheon di divinità daunie.
Bagliori di vita e del sentire di un popolo scomparso.
Catalogo Grenzi.
Sono venticinque stele, realizzate dalle popolazioni preromane stanziate nella parte settentrionale della Puglia, la Daunia, grosso modo l’attuale provincia di Foggia: decorate a incisioni su tutti i lati, riproducono figure schematiche maschili e femminili, probabilmente riferibili a entità di rango.
Le stele maschili con armi includono la spada inguainata nel fodero, un grande scudo e un pettorale.
Quelle femminili recano ornamenti affini a quelli dei corredi funerari coevi, quali collane a più giri di grani sferici o a bulle, pendagli, fibule, cinture lisce o decorate con nastri pendenti e dischi circolari. Sulle braccia compaiono, forse, tatuaggi con motivi a scastica, a croce o a cerchio; mani e avambracci sembrano talora coperti da guanti.
Le stele erano completate da teste di forma prevalentemente ovoidale o sferica, lisce, con cappuccio o copricapo piatto e rigido.
Negli spazi centrali compaiono vivide scene figurate: un’efficace narrazione che si snoda offrendo sprazzi di vita di una società indigena che non ci ha lasciato testimonianze scritte.
I gesti sono quelli legali al quotidiano, ad attività fondamentali quali la pesca e la caccia a piedi o a cavallo, ma anche filatura e tessitura al telaio verticale, molitura del grano e attività metallurgica; e poi scene di navigazione, di lotte di singoli armati o gruppi che si contrappongono, bighe in corsa.
Queste straordinarie “pagine” di pietra ospitano anche complesse raffigurazioni relative a credenze religiose e propiziatorie: scene nuziali o di commiato, processioni di donne recanti un vaso sulla testa, cerimonie di offerta, animali reali o fantastici. Oppure scene enigmatiche o, ancora, riti tribali in cui forse ci si mascherava da soggetti irreali, altri in cui si allude a miti per noi indecifrabili, dato che manca una conoscenza diretta del pantheon di divinità daunie.
Bagliori di vita e del sentire di un popolo scomparso.
Catalogo Grenzi.
Autore: Anna Maria Tunzi
Fonte: Archeologia Viva, maggio-giugno 2011
Info: 0884587838
Apertura tutti i giorni dalle ore 8.30 alle ore 13.30 / dalle ore 15.30 alle ore 19.30. Chiusura primo e ultimo lunedì del mese.