Il sottosuolo di Locri Epizefiri non smette di stupirci. Stavolta, a solo pochi metri dal confine esterno del parco archeologico, dove i lavori in corso per l’ex scuola di località san Cono hanno portato alla luce una necropoli romana, la terza ivi rinvenuta
L’ennesima conferma di che tesoro inestimabile sia il sottosuolo di questo territorio, un tempo controllato geograficamente e politicamente dalla colonia greca. Il sito, da qualche settimana, è teatro di una campagna di scavo che sta dando frutti insperati. Indagini che hanno portato alla luce una serie di tombe stratificate di notevole complessità.
L’archeologa Roberta Eliodoro sta conducendo la campagna di scavo per conto della Soprintendenza. È lei ad entrare nei dettagli. «Si tratta di una vasta necropoli romana – conferma – dove per romana ci riferiamo ad una fase cronologica che va dal I al V secolo, e forse oltre, dato che potrebbero esserci anche tombe cristiane. Gli ambienti scavati ad oggi sono due, ognuno di circa 5 metri per 4: e ce ne sono altri tre, dove verranno condotte le indagini. Finora – ha specificato – abbiamo portato alla luce 26 tombe. C’è da supporre tuttavia che anche gli altri ambienti siano fecondi, e restituiscano un numero elevato di sepolture. La particolarità di questo sito è la stratificazione cronologica: abbiamo difatti più tumulazioni in muratura, sovrapposte».
L’importanza del rinvenimento renderebbe auspicabile l’autorizzazione ad estendere le indagini: ma la domanda se ciò sia previsto o meno, è ancora prematura.
«Per ora la Città Metropolitana, con grande sensibilità, sta vagliando l’opportunità di farci continuare a lavorare per altri 30 giorni – ha proseguito la Eliodoro – cosa che non era scontata, dato che si prevedevano interventi meno complessi e lunghi del previsto. Sembrava in origine che ci potesse essere qualche sepoltura, ma non ci aspettavamo una necropoli densa ed estesa quale quella che si è presentata. Ad oggi, tuttavia le indagini all’esterno dell’ufficio scolastico non sono ancora contemplate».
E a proposito di sensibilità istituzionale, collaborazione apertura ed interesse sono state mostrate dal sindaco Giovanni Calabrese, entusiasta del rinvenimento e del significato in termini di rilancio dell’identità culturale del suo comune.
«È una scoperta di grande importanza, direi sensazionale – ha dichiarato – strategica non solo per la città, ma per tutto il territorio, e tale da dare nuova vitalità al patrimonio archeologico. Sintomatico anche che sia stata rinvenuta durante i lavori di ristrutturazione di un ex scuola, che comunque avevamo deciso di adibire a contenitore culturale, la cui destinazione è stata confermata ed anzi potenziata, di concerto con Giunta ed amministrazione. Lo stabile sarà di servizio all’area archeologica adiacente».
Autore: Monica La Torre
Fonte: www.ilreggino.it, 22 feb 2020