Archivi

LOCRI (RC). Gli archeologi dell’Alma Mater al lavoro a Locri Epizefiri, in Magna Grecia.

locri

È partita una nuova campagna di scavo nell’area dove sorgeva l’antico centro sulla costa ionica, fondato nel VII secolo a.C. da greci provenienti dalla Locride. L’obiettivo è approfondire l’articolazione degli spazi riservati al sacro, un tema di grande rilevanza scientifica, e al tempo stesso migliorare la fruizione del sito archeologico
Specializzandi e studenti dell’Università di Bologna al lavoro nel Parco Archeologico di Locri Epizefiri, città della Magna Grecia sul Mar Ionio, in provincia di Reggio Calabria. La campagna di scavo, che proseguirà fino alla fine di ottobre, è finanziata con fondi del Ministero della Cultura e si concentra nell’area dei santuari in contrada Marasà e Parapezza, un settore della città antica di straordinaria importanza.
Tra le colonie più importanti della Magna Grecia, Locri Epizefiri, è stata un attivo centro commerciale nel Mediterraneo ed è ricordata per la bellezza del paesaggio e per la sua fiorente cultura. Insieme ai resti della città greca con le sue mura, i quartieri abitativi, le strutture artigianali, i santuari, il teatro, il parco archeologico mostra anche molte interessanti testimonianze di una storia millenaria, dalla protostoria fino alla età romana e tardo antica.
La nuova campagna di scavo, che coinvolge la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Bologna, nasce nell’ambito di una convenzione tra la Direzione regionale Musei Calabria e il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater per realizzare una serie di attività scientifiche di ricerca e di valorizzazione del patrimonio archeologico. L’obiettivo è approfondire l’articolazione degli spazi riservati al sacro, un tema di grande rilevanza scientifica, e al tempo stesso migliorare la fruizione dell’area archeologica.
locri“Per la prima volta si apre la possibilità di fare un’esperienza molto formativa in uno dei siti più importanti della Magna Grecia e del Mediterraneo”, spiega la professoressa Elisabetta Govi, direttrice della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Bologna. “La collaborazione tra le istituzioni è una concreta opportunità di crescita per gli studenti e le studentesse dell’Alma Mater, che in questo modo possono conoscere sul campo le migliori attività di valorizzazione del patrimonio archeologico”.
L’Università di Bologna partecipa a questo ambizioso progetto scientifico e di valorizzazione del Parco archeologico di Locri Epizefiri mettendo a disposizione metodologie e attrezzature avanzate. I primi interventi del team di archeologi bolognesi hanno riguardato infatti le prospezioni geofisiche, a cui è seguito l’avvio dei lavori di scavo vero e proprio.
“Grazie a questa campagna di scavo, gli studenti dell’Università di Bologna avranno l’occasione di formarsi in un cantiere di eccellenza e potranno partecipare allo sviluppo di programmi di restauro e do valorizzazione dei risultati, vivendo l’esperienza di un ciclo completo di produzione, sviluppo e impiego del dato archeologico”, dice Filippo Demma, professore a contratto di Archeologia della Magna Grecia alla Scuola di Specializzazione dell’Alma Mater e Direttore regionale Musei Nazionali Calabria. “L’investimento nella campagna di scavo a Locri permetterà così di acquisire nuove conoscenze, impostare i programmi di restauro e valorizzazione del Parco e aprire al pubblico zone finora solo sfiorate dai visitatori”.
Il progetto di indagini archeologiche a Locri Epizefiri è infatti destinato a proseguire nel prossimo futuro, con l’impegno di riprendere le attività di ricerca in una delle aree più iconiche della città greca – il tempio di Marasà – e di migliorarne la fruizione da parte della comunità e dei visitatori, come sottolinea la Direttrice del Parco archeologico di Locri, Elena Trunfio.
“La Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Alma Mater forma i futuri archeologi che proprio attraverso percorsi di conoscenza diretta sul territorio e forme di collaborazione con gli enti di tutela del Ministero della Cultura possono arricchirsi di una preziosa prospettiva professionalizzante”, aggiunge la professoressa Govi. “Questo radicamento sul territorio nazionale, attraverso lo sviluppo di progetti condivisi col Ministero della Cultura, è garanzia di un’alta formazione di qualità per gli archeologi”.

Fonte: magazine.unibo.it 19 set 2024

Segnala la tua notizia