Le indagini archeologiche preliminari a Grotta Sant’Angelo (Lizzano, Taranto) o Grotta Sacra, condotte ad inizio aprile dall’Università degli Studi di Ferrara su concessione del Ministero della Cultura, hanno permesso di indagare quasi due metri di stratigrafia archeologica, esponendo diversi livelli di frequentazione preistorica della cavità.
La grotta, situata all’estremità sudorientale della Murgia tarantina a circa 2 km a nord-ovest del paese di Lizzano, si apre verso sud-est a 78 metri sul livello del mare e si sviluppa per circa 92 metri.
L’apertura esterna è caratterizzata da un largo portale a cui si accede dopo alcuni metri in declivio; dopo uno stretto corridoio ed un’apertura sulla volta, si entra in un grande ambiente caratterizzato dalla presenza di affreschi, tra i quali si riconosce una Madonna con bambino. Sporadiche ricerche speleologiche ed archeologiche, a partire dagli anni 70 del secolo scorso, hanno segnalato la presenza, all’interno, di frammenti fittili protostorici e rari manufatti litici, oltre che di numerose ossa caratterizzate da uno stadio piuttosto avanzato di fossilizzazione.
Gli scavi condotti dall’Università di Ferrara hanno dapprima intercettato alcune strutture databili al Neolitico finale grazie ai resti ceramici (Cultura di Diana-Bellavista), caratterizzate dalla presenza di concentrazioni di cariossidi carbonizzate di graminacee, che assieme a carboni e ad un piano in concotto attestano l’accensione di fuochi in quelle che erano probabilmente fosse di cottura o di stoccaggio.
Le strutture neolitiche sono scavate nel sottostante deposito di età Pleistocenica, disseminato da ossa di grandi erbivori che recano chiare fratture di origine antropica.
Gli scavi hanno raggiunto, a poco meno di due metri di profondità dall’attuale piano di calpestio della grotta, un livello chiaramente frequentato dall’uomo di Neanderthal, dove i resti delle sue prede si ritrovano numerosi assieme a strumenti litici di fattura Musteriana, quali raschiatoi, punte Musteriane e limaces. Da un’analisi preliminare dei materiali l’industria può essere associata ai tecno-complessi culturali Levallois e Quina, segnalati nel Paleolitico Medio della Puglia e dell’alto versante adriatico, e inquadrabili in una fase antica almeno 50 o 60 mila anni.
L’estensione dell’area scavata e ulteriori analisi del contesto geomorfologico e cronologico saranno l’obiettivo principale delle prossime campagne di ricerca ad opera della Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università
di Ferrara (direzione dott. Davide Delpiano e prof. Marco Peresani).
Fonte: Patrimonio Subacqueo, 29 apr 2022