Secondo una nuova ricerca, i nostri antichi cugini praticavano l’incesto: fu una delle cause della loro sparizione?
Tra i Neandertal l’incesto era una pratica diffusa: lo rivela l’analisi genetica di un frammento osseo neandertaliano.
Il materiale genetico studiato è stato estratto da un piccolo fossile (un osso di un dito del piede) proveniente dalla grotta siberiana di Denisova e risalente a più di 50 mila anni fa. La grotta è diventata celebre perché lì furono ritrovati i resti fossili che condussero alla scoperta dell’uomo di Denisova, un gruppo di ominidi fino a quel momento sconosciuto. Ma la stessa grotta, in momenti diversi, aveva dato riparo anche a neandertaliani.
La nuova ricerca, pubblicata su Nature, aggiunge ulteriori informazioni al complesso albero genealogico della famiglia umana, e suggerisce che anche un’altra specie, molto più antica di Neandertal e denisoviani, potrebbe aver condiviso i suoi geni con i nostri antenati. Secondo gli autori si tratterebbe di Homo erectus, l’ominide comparso circa 1 milione e 800 mila anni fa.
I risultati di questo studio internazionale, guidato da Kay Prüfer dell’Istituto Max Planck di Lipsia, aggiungono elementi alle teorie che stanno rimettendo in discussione alcune consolidate certezze, come quella secondo cui secondo cui Homo sapiens, dopo aver lasciato il continente africano circa 60 mila anni fa, si sarebbe diffusi in tutto il mondo senza mai mescolarsi con gli altri gruppi umani.
Ora invece è sempre più evidente che i primi uomini moderni si accoppiarono con i cugini umani che incontravano durante i loro spostamenti. Questo è dimostrato dal fatto che le persone di origine non africana possiedono dal 1,5 al 2,1 per cento di geni neandertaliani, con le percentuali più alte tra gli asiatici e i nativi americani. Allo stesso modo, le popolazione autoctone australiane e della Papua Nuova Guinea condividono ben il 5 per cento dei loro geni con gli uomini di Denisova, mentre gli asiatici ne condividono lo 0,2 per cento.
“Non c’era un unico gruppo ancestrale, ma coesistevano vari gruppi in proporzioni diverse. Mi sembra che ci siano degli argomenti convincenti”, commenta Rasmus Nielsen, biologo della University of California di Berkeley, che non ha partecipato allo studio.
“A mio parere, questo articolo sancisce il completamento della mappatura genetica dei Neandertal”, aggiunge il paleontologo Richard Potts dello Smithsonian’s National Museum of Natural History di Washington. “Sono evidenze scientifiche piuttosto forti”.
Amore tra consanguinei
I primi test sull’ossicino, scoperto a Denisova nel 2010, hanno dimostrato che apparteneva a una donna neandertaliana; subito Prüfer e colleghi hanno cominciato a sequenziarne l’intero codice genetico.
Adesso gli ultimi dati indicano che i genitori della donna erano due parenti stretti, forse zio e nipote, o viceversa. Questa constatazione di avvenuto incesto “è più di un semplice aneddoto”, spiega il biologo Mattias Jakobsson dell’Università di Uppsala. “La cosa più interessante sarebbe capire se a quel tempo questo comportamento fosse più frequente tra i Neandertal e i denisoviani rispetto a quanto lo fosse tra i sapiens”. È infatti ampiamente dimostrato che l’accoppiamento tra consanguinei rappresenti un peggioramento della fitness genetica – ossia del successo riproduttivo – per tutte le specie animali, esseri umani compresi.
Il confronto tra il genoma dei Neandertal e quello degli uomini di Denisova, sequenziato precedentemente, dimostra inoltre quanto le due specie fossero numericamente limitate, frammentate ed isolate rispetto agli uomini moderni. Secondo gli scienziati, forse entrambe le specie erano sull’orlo dell’estinzione già prima dell’arrivo degli esseri umani moderni.
I geni migliori in prestito
I dati della ricerca indicano che Neandertal e Denisova si separarono dalle precedenti specie umane circa 600 mila anni fa, mentre le loro linee evolutive si divisero forse 400 mila anni fa.
L’accuratezza del DNA estratto ha permesso anche di scoprire che il Neandertal scoperto nella grotta di Denisova è meno simile agli umani moderni rispetto ai Neandertal scoperti nel Caucaso. I geni che ci differenziano dai Neandertal, comunque, sono solo 96 e curiosamente tra questi ci sono i geni che regolano la risposta immunitaria e lo sviluppo delle cellule cerebrali.
L’antenato più antico
“L’ipotesi che sia avvenuto un flusso genico da Homo erectus all’uomo di Denisova è interessante, e credo che la prova di questo sia molto vicina”, sostiene Potts. Infatti, anche se i denisoviani sono molto più affini ai Neandertal di quanto lo siano gli esseri umani moderni, almeno l’otto per cento del loro intero genoma deriva da un’unica specie umana, molto probabilmente Homo erectus, che Prüfer definisce “super arcaica”.
“La speranza che si sviluppi una sempre maggiore conoscenza di ciò che oggi ci distingue dai Neandertal e dagli altri nostri cugini estinti riflette l’interesse delle persone per quello che ci rende così unici e per quello che trasmettiamo tramite il nostro DNA”, ha commentato Potts.
“Francamente mi fa piacere che si diffonda la consapevolezza che noi umani moderni siamo molto vicini ad altre specie di bipedi, intelligenti e diversi tra loro”.
Autore: Dan Vergano
Fonte: http://www.nationalgeographic.it , 29 dic 2013