I relitti di 12 vascelli al largo del Libano mostrano la geografia delle rotte navali del Mediterraneo: in un mercantile tesori da 14 luoghi diversi.
Da decenni gli archeologi marini speravano di trovare, sul fondo del Mediterraneo, un relitto che potesse rivelare informazioni sulle antiche rotte commerciali in questo mare.
Un team di ricercatori britannici ne ha trovati addirittura 12, a 2.200 metri di profondità nel Bacino Levantino, in acque non territoriali al largo del Libano: una flotta improvvisata radunata sul fondale, con navi di epoca romana, ellenistica, ommayade (660-750 d. C. ) e ottomana, colate a picco tra il III secolo d. C. e il XIX secolo.
Il reperto più importante dell’Enigma Shipwrecks Project (ESP – questo il nome del progetto di ricerca) è il relitto colossale di un mercantile ottomano del 1600, con a bordo centinaia di oggetti di artigianato provenienti da 14 diverse civiltà: sulla nave, che è lunga 43 metri e ha un carico di 1000 tonnellate, sono state trovate almeno 360 porcellane cinesi della fine della dinastia Ming, brocche italiane, pepe dall’India, e le più antiche pipe di tabacco ottomane mai scoperte finora (una merce all’epoca illegale e tenuta nascosta in profondità nella stiva).
Secondo gli archeologi, la nave sarebbe affondata nel 1630 mentre viaggiava dall’Egitto a Istanbul. A bordo aveva merci dalla Cina, dall’India, dei Paesi affacciati su Mar Rosso e Golfo Persico, del Nord Africa occidentale e di Italia, Spagna, Portogallo e Belgio. Può darsi che percorresse una rotta marittima finora sconosciuta, trasportando spezie e sete dalla Cina alla Persia, fino al Mar Rosso e al Mediterraneo orientale. Per il commercio navale dell’epoca si trattava di una rotta incredibilmente cosmopolita.
Le ceramiche cinesi erano state concepite per il té, ma è probabile che gli Ottomani le usassero per bere caffè secondo la moda dell’epoca. Le prime coffeehouse dove bere caffè e fumare tabacco alla maniera ottomana si sarebbero diffuse in Europa solo dopo la metà del Seicento, per influenza della cultura mediterranea orientale.
La scoperta dei relitti testimonia l’origine di queste contaminazioni incrociate.
Autore: Elisabetta Intini
Fonte: www.focus.it, 9 mag 2020