Matteo Scardovelli e Marta Mingucci hanno ritrovato il frammento di una statua preistorica che per chissà quanto tempo era stato usato come gradino: “Siamo contenti, amiamo questo territorio e la sua storia”. Autenticità confermata.
Cinque Terre – Val di Vara – È bastato uno sguardo diverso ad un sentiero percorso decine di altre volte a Matteo Scardovelli e Marta Mingucci per contribuire a riscrivere un pezzo della storia di Levanto e della Lunigiana. A loro si deve infatti la scoperta di un frammento di statua stele del quale il Museo di Pontremoli ha già comprovato l’autenticità.
Un ritrovamento (avvenuto sulla strada del Monte ‘delle Forche’) che i due amici escursionisti, grandi appassionati del nostro territorio e del suo patrimonio storico-culturale, hanno subito condiviso con la Soprintendenza, la struttura lunigianese e il Comune del neo sindaco Luca Del Bello.
“Siamo molto contenti – spiega a CdS Scardovelli – io e Marta abbiamo fatto molte passeggiate a tema naturalistico per riscoprire la storia di queste zone che ci capita di raccontare anche ai turisti. Io sono originario di Milano e lei di Modena, ma siamo molto legati a questi luoghi e ci fa piacere poter contribuire alla ricostruzione del background storico di Levanto”.
Tornando al giorno della scoperta Matteo ricorda: “Ho fatto questo sentiero parecchie volte, ma improvvisamente ho notato una sorta di incisione su un gradino di pietra. Inizialmente non mi ha stupito molto, ho pensato ad una croce di San Giorgio o qualcosa di simile, ma non appena abbiamo tirato via un po’ terra pulendo il gradino ci siamo accorti che in realtà era una figura antropomorfa con naso e occhi. A quel punto è stato inevitabile associarla alle statue stele e dopo pochi giorni Marta ha avviato tutte le pratiche contattando gli enti preposti”.
Il loro interesse per la materia e il loro amore per il territorio hanno infatti permesso che la preziosa scoperta non andasse perduta.
Completato l’iter – che ha visto anche il coinvolgimento diretto del Museo delle Statue stele lunigianesi e il suo direttore Angelo Ghiretti – il frammento è stato quindi prelevato e consegnato alla Soprintendenza di Genova in attesa che ne venga decisa la futura collocazione.
“Burocraticamente dovrebbe rimanere in Liguria – sottolinea Scardovelli – ma noi speriamo che possa essere sistemato nel museo pontremolese che ha mostrato subito grande entusiasmo per il nostro ritrovamento. Lì il frammento potrebbe stare insieme alle sue sorelline, nonostante sia stato rinvenuto in una zona diversa. Ci farebbe piacere anche perché spesso i musei vengono visti come qualcosa di statico mentre nuove scoperte come queste possono farli percepire maggiormente come luoghi vivi e importantissimi. Per quanto riguarda Levanto – conclude – si tratta di un altro tassello importante visto che lo stesso Luca Del Bello è stato fra i primi a promuovere iniziative per valorizzare la conoscenza archeologica di questo territorio che ci ha restituito un’altra preziosa testimonianza”.
Come ricorda anche il Museo pontremolse infatti le Statue Stele sono “rappresentazioni in forma astratta di figure umane maschili e femminili, scolpite nella pietra arenaria dalle popolazioni vissute tra il IV e il I millennio a.C.” mentre in merito al ritrovamento spiega come “Levanto è Lunigiana, la località del Montale, l’antica Ceula, è già presente nella Cartografia dell’Anonimo Ravennate, secolo VII, come Cebula. La confinazione della Diocesi di Luni, di cui faceva parte nel 1148 l’antica Pieve matrice di San Siro del Montale, era stata eseguita in periodo Tardoantico seguendo confini naturali, a loro volta già sfruttati millenni prima”.
Autore: Benedetto Marchese
Fonte: www.cittadellaspezia.com, 23 set 2020