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Le vecchie pietre rivelano la propria età.

Un team di archeologi statunitensi e tedeschi sostiene di aver messo a punto una tecnica per stabilire con precisione l’età di manufatti e strumenti in pietra risalenti a un periodo compreso tra i 50 mila e 100 mila anni fa, epoca particolarmente difficile da mappare con altre metodiche. Se unanimemente accettata da archeologi e antropologi, la nuova tecnica potrebbe aiutare a delineare un quadro più nitido dell’era in questione e forse addirittura favorire nuove scoperte sulle civiltà che l’hanno contraddistinta. «Il nostro obiettivo è quello di colmare questa lacuna cronologica fondamentale della paleoantropologia», spiega il professore Jonathan Ericson, della University of California di Irvine, che ha collaborato al progetto. «Questo nuovo metodo ci permetterà di definire meglio cronologie che finora, per i limiti delle tecniche attualmente in uso, abbiamo potuto soltanto approssimare».

La metodologia elaborata, denominata idratazione al quarzo, sfrutta le proprietà naturali di tale minerale, presente nella maggior parte delle rocce. Quando una roccia contenete del quarzo viene tagliata o levigata, per esempio per costruire una statua o un’ascia, il minerale sulla superficie resta esposto. Con l’andare del tempo, l’acqua vi penetra, andando a costituire una patina. Misurando lo spessore di tale lamina, Ericson e i suoi collaboratori hanno scoperto di riuscire a determinare l’intervallo di tempo trascorso dal taglio della roccia. La nuova tecnica, spiega Ericson, potrà essere usata per datare manufatti creati tra i cento e i 100 mila anni fa. Il team di ricerca ha verificato la validità della propria teoria calcolando l’età di reperti di epoca nota, tra cui alcuni ciondoli messicani e delle fibbie austriache. Sono stati condotti eperimenti anche su oggetti vecchi di 100 mila anni, rinvenuti in Africa, sulla Lukenya Hill.

Il rovescio della medaglia, ovviamente, è che il nuovo metodo non può calcolare l’età dei materiali organici, come i resti umani o il legno. Ma bisogna pur sempre tener presente che la tecnica di datazione archeologica attualmente più diffusa, quella al carbonio radioattivo, funziona solo su oggetti che risalgano al massimo a 50 mila anni fa ed è al contrario limitata al materiale organico (non può quindi essere usata su pietre o statue). Un altro metodo, quello del potassio-argon, funziona invece sui minerali ma la sua accuratezza si ferma a un’età compresa tra i 100 mila e i 4,3 miliardi di anni. «Finora, gli archeologi per determinare il periodo a cui risalgono i reperti vecchi tra i 50 mila e i 100 mila anni, si sono dovuti affidare prevalentemente a tecniche come quella stratigrafica, che calcola l’età di un oggetto sulla base della profondità a cui viene rinvenuto», spiega Ericson. Queste metodiche relative, basate sul confronto, vengono considerate più inaccurate di quelle assolute, come il carbonio radioattivo o l’analisi dei riferimenti scritti.

Tuttavia, avverte l’esperto, l’idratazione al quarzo non va presa come sostituta delle altre tecniche. È vincolata alla temperatura, per cui il ricercatore deve prima conoscere le condizioni di creazione e sepoltura di un dato oggetto (informazioni non sempre disponibili) per calcolarne precisamente l’epoca di origine. Ma presenta anche i suoi vantaggi. Secondo Ericson, i ricercatori potrebbero sfruttarla, in combinazione con la datazione risaputa di un dato reperto, per stabilire la temperatura, in una particolare epoca, di un sito archeologico. Non solo. «Potrebbe tornare utile in storia dell’arte, per smascherare i falsi, distinguendo le opere contraffatte di recente da quelle veramente antiche», continua lo scienziato. E ancora, nella datazione delle rocce nelle zone sismiche, per stabilire l’epoca dei vari terremoti. L’idratazione al quarzo dovrebbe costare tra i 500 e i mille dollari a pezzo. Il costo complessivo, però, potrebbe variare in conseguenza della necessità di effettuare le misurazioni con l’ausilio di costosissimi acceleratori di particelle, come quelli del California Institute of Technology e della Johann Wolfgang Goethe University. Il nuovo metodo verrà descritto nei particolari in un saggio che verrà pubblicato a luglio sulla rivista Journal of Archaeological Science.
Fonte: Redazione Boiler
Autore: Amit Asaravala
Cronologia: Preistoria
Link: http://www.enel.it/magazine/boiler/wired_dett.asp?idDoc=863141

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