Se percorressimo, a ritroso nel tempo, più di duemila anni, avremmo la possibilità di visualizzare la stretta valle lamolese (1) in epoca romana (III secolo a. C.). Probabilmente questa si presentava come un insediamento rurale, un pagus, sottoposto alla giurisdizione di Tifernum Tiberinum (Città di Castello). Lentamente, nel VI secolo d.C., il pagus scompariva trasformandosi in castra: nasce il Castrum Lamularum (Castello delle lame o delle lamule), sede del Vicariato di Lamoli.
Il Castrum, protetto da possenti cortine murarie, intervallate da torri, e raggiungibile solo attraverso un ponte, ancora esistente, era ben distinto dall’Abbazia fortificata (Badia de l’Amola), fondata pochi anni dopo la morte di San Benedetto (VI secolo). Grazie ai Benedettini, Lamoli, divenne una famosa fabbrica di travi: queste ultime, inviate come tributo a Roma, con il marchio AUF (Ad Usum Fabricae), erano utilizzate nell’edilizia civile e religiosa della città dei papi.
Continuando il nostro viaggio nella storia di Lamoli, scopriremmo che in seguito alla donazione carolingia della Pentapoli a favore del Papato (fine VIII secolo), il Castrum Lamularum fu sede del Legato della Massa del Beato Pietro (Massa Trabaria). Al XIII secolo, invece, risalgono lo Statuto (Statuti Castri Lamularum) e il Nullius.
La decadenza iniziò con il XIV secolo, quando, i Benedettini abbandonarono il sito poi ceduto ad Abati Commendatari, fino al XIX secolo. Con la soppressione della Commenda i beni dell’Abbazia caddero sotto la sfera giuridica della Cattedrale di S. Angelo in Vado. Ai giorni nostri, del complesso abbaziale e del Castello, rimangono la Chiesa di San Michele Arcangelo e alcuni ruderi. La costruzione del primitivo nucleo della Chiesa, più volte restaurata, risale al VII secolo.
L’edificio in tardo stile romanico, realizzato in arenaria, è suddiviso in tre navate, e consta di un ampio presbiterio rialzato. Al centro della cripta è possibile osservare una colonna che potrebbe appartenere alle originarie strutture del VII secolo, forse di fattura longobarda. All’interno del cenobio, sono di particolare interesse : alcuni frammenti di affreschi, di scuola umbra; un’esposizione di documenti d’archivio, compreso un’esemplare manoscritto degli Statuti Castri Lamularum, del XVII secolo; numerosi frammenti di stucco decorato, di tradizione preromanica, rinvenuti nella cripta e riconducibili ad edifici ravennati (come quelli di San Vitale).
(1) Lamoli, Comune di Borgo Pace, provincia di Pesaro e Urbino.
BIBLIOGRAFIA:
V. LANCIARINI, Il Tiferno Mataurese e la provincia di Massa Trabaria. Memorie storiche, Roma 1890-1912;
O.T. LOCCHI, Lamoli, Roma 1934;
L. GRASSI, L’Abbazzia di San Michele Arcangelo in Lamoli, S. Angelo in Vado 1971;
C. LEONARDI, Monasteri benedettini nella Valle Superiore del Metauro, Città di Castello 1982;
C. GIACOMINI – C. LEONARDI, Castrum Lamularum, Printemp – Ancona 1995;
M. SALMI, Miscellanea preromanica. Atti del I Congresso Internazionale di Studi Longobardi.
Antonio Merola
Autore: Antonio Merola
Cronologia: Arch. Medievale