Martedì prossimo alla Corte penale internazionale dell’Aia (CPI) inizierà un processo per la distruzione di beni culturali, l’imputato è Ahmad al Faqi al Mahdi, un leader di Ansar Dine, un gruppo di estremisti islamici del Mali accusato di aver distrutto templi e tombe nella città di Timbuctù, in Mali.
Dopo la conquista di Timbuctù, al Mahdi fu incaricato di mettere in atto le decisioni del locale tribunale islamico: tra i suoi compiti c’era quello di distruggere templi e tombe considerati luoghi di idolatria. Uno degli edifici che al Mahdi avrebbe distrutto è la moschea di Sidi Yahya, costruita nel 1440 quando Timbuctù era uno dei principali centri per gli studi islamici dell’Africa occidentale. Più di 4mila antichi manoscritti furono distrutti durante l’occupazione della città da parte degli islamisti.
Un corpo di spedizione francese arrivò però in Mali e riconquistò rapidamente tutti i territori che erano stati persi in precedenza dal governo maliano. Oggi le truppe francesi sono state sostituite da un contingente delle Nazioni Unite multinazionale.
I ribelli non controllano più grandi centri urbani, ma continuano a compiere attacchi sporadici e attentati. Le basi giuridiche del processo risiedono in una convenzione del 1954 sottoscritta da 125 paesi, che protegge monumenti, siti archeologici, opere d’arte, manoscritti e collezioni scientifiche.
Stati Uniti, Russia e gran parte dei paesi del Medio Oriente non aderiscono alla Corte, che quindi non ha giurisdizione nei loro confronti.
Fonte: www.quotidianoarte.it, 29 feb 2016