Nel 2016 nella necropoli di Poggio Renzo a Chiusi fu scoperta la tomba a camera n. 4 che risultò saccheggiata in passato.
Nel corridoio di accesso alla camera tombale fu rinvenuto uno scheletro appartenente ad un individuo di sesso maschile in una posizione anomala e cioè sepolto in una fossa coperta di terra presente lungo il dromos e sigillato con lastre di pietra.
La posizione dello scheletro (adagiato sul fianco sinistro, il braccio sinistro schiacciato sotto il corpo e la testa girata all’insu) ha fatto supporre che l’uomo sia stato messo in ginocchio sull’orlo della fossa e poi ucciso, probabilmente sgozzato. Forse l’uomo aveva le mani legate dietro la schiena e subito dopo l’uccisione sarebbe stato gettato nella fossa e ricoperto di terra. L’individuo era privo di corredo, con la sola eccezione di un piccolo scarabeo in onice ritrovato sulle ossa del bacino della vittima.
La forma (che presenta sul retro l’immagine di una sirena) e la dimensione dello scarabeo ricordano oggetti punici dell’area di Tharros in Sardegna. Anche la forma del cranio e la corporatura potrebbero fa pensare che l’uomo fosse di quelle zone. Gli studiosi hanno prospettato l’ipotesi di un sacrificio rituale (compiuto all’incirca tra il VI ed il V secolo a.C.) che avrebbe riguardato uno schiavo, forse un prigioniero di guerra, sacrificato agli Dei per proteggere i defunti ospitati nella tomba.
Sulla questione cfr. Maria Angela Turchetti in Archeologia Viva n. 198 novembre/dicembre 2019.
Autore: Michele Zazzi – michele.zazzi@alice.it