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LA “DEVOLUTION” DEI MUSEI

Spariscono i poli museali, sovrintendenze esautorate, sponsor per bilanci in pari.

L’Italia dei musei sta per cambiare radicalmente vita e forma.

C’è aria di “devolution” al ministero per i beni culturali. Insieme alla riforma del dicastero infatti verrà trasformata anche la struttura dei musei statali, i più importanti del Bel Paese, dalla Galleria degli Uffizi a Capodimonte, dalla Galleria Borghese alla Galleria dell’Accademia. Queste istituzioni non saranno più controllate attraverso “organi periferici”, cioè i soprintendenti.

Nelle intenzioni di Giuliano Urbani, ministro per i beni culturali, diventeranno delle Fondazioni e ne faranno parte le amministrazioni locali e regionali, le fondazioni bancarie, i privati. Alle Fondazioni verrà conferito il “bene”, cioè il museo, per 99 anni. Resteranno statali la proprietà e la tutela. Ma la gestione, la valorizzazione toccherà alle Fondazioni. Lo Stato – queste sono le intenzioni – non avrà la maggioranza nel consiglio di amministrazione ma una “golden share” da spendere in situazioni che dovranno essere previste dallo statuto.

E’ dunque una vera e propria rivoluzione, che investirà, non appena sarà varata la riforma del ministero, i grandi poli museali di Firenze, Napoli, Venezia e Roma, nonché la soprintendenza archeologica della capitale, istituzioni che diverranno Fondazioni ma di cui era stata da poco tempo decisa l’autonomia con tanto di regolamento.

Le pressioni ricevute anche dai sindaci – fanno sapere dal ministero – hanno convinto Urbani a scelte più radicali, sulla scia della Fondazione che si sta tentando di varare a Torino per la gestione del Museo Egizio. Da un punto di vista economico , stando alle prime indiscrezioni – il quadro non è chiaro – ci sarà un apporto finanziario da parte dello Stato. Per il resto i musei dovranno pareggiare i bilanci con la vendita dei biglietti, con le royalties, o andando a caccia di sponsor. Insomma più privato e meno pubblico e in qualche modo la rinascita dell’Italia dei mille campanili.

Non solo. Cambierà l’intero organigramma del ministero: sarà abolito il segretario generale (l’attuale, Carmelo Rocca, andrà a dirigere la Siae), nasceranno quattro dipartimenti articolati in tredizci direzioni generali. Fiore all’occhiello il dipartimento per l’organizzazione e l’innovazione di cui faranno parte tre direzioni generali: per gli affari generali, le risorse umane e il bilancio; per l’innovazione tecnologica; per la comunicazione, la promozione e il marketing, questione di cui il ministero fino ad oggi si era occupato ben poco. L’aspetto più eclatante è però la nascita delle Fondazioni anche perché era già prevista l’assegnazione dei musei statali ”minori” agli enti locali. Con le Fondazioni, di conseguenza, tutti i musei saranno gestiti da comuni e regioni. Urbani non nasconde che per arrivare al decreto legislativo ci vorrà ancora tempo: “Sto parlando con tutti gli esperti e sono pronto ad accettare idee e suggerimenti”. Ma non si fermerà. Ottimista il soprintendente romano Claudio Striniti: “L’idea non mi dispiace”. Non altrettanto i sindacati. E da Firenze Antonio Paolucci, ex ministro, non nasconde perplessità, la situazione gli appare “molto confusa”.

Ma il dado è ormai tratto.
Fonte: La Repubblica 31/05/03
Autore: Paolo Vagheggi

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