La separazione evolutiva fra ominidi è tutto fuorché netta e questa è certamente un’informazione che i più esperti (o curiosi) conoscono. Il passaggio da una fase dell’uomo all’altra non avviene all’improvviso e per magia, ma richiede del tempo: un tempo, più o meno lungo, durante il quale le varie fasi possono coesistere. Fin qui niente di troppo strano o di nuovissimo, ma un nuovo studio ha rivelato che, oltre a coesistere, le specie di ominidi potevano anche, in qualche modo, interagire.
Due impronte, risalenti a più di un milione di anni fa, dimostrano infatti che degli ominidi di specie differente potrebbero essersi incrociati mentre erano alla ricerca di cibo. La scoperta è determinante, perché può fornire maggiori informazioni su come queste specie siano riuscite a cooperare e/o a gareggiare tra loro.
Le due impronte sono state ritrovate nell’area archeologica di Koobi Fora, in Kenya. Si tratta di un sito che si estende per circa 1.120 chilometri, considerato fra i più importanti per gli studi sull’evoluzione umana: da quando sono iniziati gli scavi, nel 1967, sono stati trovati migliaia di fossili che dimostrano la presenza di ominidi in quasi ogni era del pianeta Terra.
Già in passato, gli archeologi che avevano indagato le varie zone di Koobi Fora avevano in effetti dimostrato che in quell’area ci fosse una compresenza di diverse specie di ominidi. Uno studio più recente, pubblicato su Science, ha però rivelato qualcosa in più: a quanto pare le diverse specie potevano proprio incontrarsi e addirittura dividere le risorse a disposizione sul territorio. Sì, perché le due tracce, una compatibile con un Homo erectus e una con un Paranthropus boise sono comparse su una stessa superficie nel bacino orientale del Turkana.
Il ritrovamento di queste impronte offre, per la prima volta, una prova concreta del fatto che ominidi con attributi e peculiarità differenti potessero vivere contemporaneamente nello stesso spazio. Entrambe le specie erano impegnate a sfuggire ai predatori e a superare le sfide che l’antico paesaggio africano offriva. Secondo gli studiosi che hanno trovato le impronte, sia l’Homo erectus che il Paranthropus boise si posizionavano ai margini di un lago per fruire delle stesse possibilità.
«Queste impronte fossili sono entusiasmanti perché forniscono istantanee vivide del passato – hanno affermato gli autori dello studio – che ci permettono di capire come effettivamente gli ominidi si muovevano nei loro ambienti. La cosa più importante, però, è che ci permettono di immaginare anche come si relazionavano tra loro o persino con altri animali».
Le informazioni che possono restituire le tracce, infatti, sono moltissime: indagandole, i ricercatori possono dipingere diversi modelli di anatomia e locomozione e riprodurre i movimenti degli ominidi in maniera accuratissima.
Anche se gli studi sono ancora in corso, secondo gli autori entrambe le specie avevano una postura eretta ed erano molto agili. Potevano anche essere veloci e in grado di saltare in modo abile per scansare eventuali pericoli. Certo, si sa ancora poco su come queste specie coesistenti si comportassero quando erano l’una di fronte all’altra, sia culturalmente che da un punto di vista riproduttivo.
Gli studiosi ipotizzano un “quieto vivere”, ma è ancora tutto da dimostrare. Ciò che è noto è che l’Homo erectus, un antenato diretto degli umani, sopravvisse per un altro milione di anni. Il Paranthropus boisei, invece, si estinse nel giro di poche centinaia di migliaia di anni, anche se gli scienziati non sanno ancora perché.
Autore: Caterina Damiano
Fonte: tecnologia.libero.it 9 dic 2024