La città regia sta scoprendo antichi brandelli delle sue origini.
Successi storico-culturali misti agli inevitabili disagi. Riesce a farlo perché il Comune ha deciso di collaborare con la Soprintendenza ai beni archeologici. Che non è scontata, perché altri Comuni (anche in Vallesina) in tempi diversi hanno preferito chiudere gli occhi e massacrare reperti antichissimi per costruirci sopra un opificio o una chiesa. O solo per affrontare le lagnanze di chi della storia, della cultura e dell’ archeologia se ne frega se solo deve sopportare piccoli disagi di traffico e parcheggio.
Una sinergia culturale, a Jesi, che sta dando grandi risultati in piazza Baccio Pontelli e via San Marino. E che li darà ulteriormente anche a Porta Valle, assicura l’archeologo Landolfi della Sovrintendenza di Ancona. Pezzi di mura romane, parte di un pozzo della stessa epoca a oltre quattro metri di profondità, intersecati con mura medievali e di ere più vicine.. “Una situazione di grande interesse scientifico” assicura l’archeologo, “che occorre continuare a studiare e verificare”.
Ma piazza Baccio Pontelli e via San Marino sono nel centro storico e nella piazza c’è anche il parcheggio. Quindi il disagio c’è sia per i residenti che per i posti auto ridotti. E anche un ritardo nei lavori che erano in corso. Questione di qualche mese, poi tutto sarà risolto.
Il Comune aveva commissionato lavori per realizzare una trincea che avrebbe ospitato speciali cassonetti per i rifiuti solidi urbani. In pratica sarebbero stati interrati per non rovinare la panoramica della suggestiva piazza.
“Il Comune, dopo un inizio sbagliato, ha deciso di collaborare con la Sovrintendenza”, ribadisce Pandolfi, “e grazie al nostro ispettore Marco Cercaci, lavori e ricerca troveranno una sintesi positiva per tutti. Quello che sta emergendo è di enorme interesse culturale e storico, sono le origini della città”.
Un concetto che l’archeologo Pandolfi ripete più volte, entusiasta della sinergia tra Comune e Sovrintendenza, entusiasta anche dell’attenta opera di Marco Cercaci, l’avvocato presidente dell’Archeoclub jesino e, in questo caso, ispettore della Sovrintendenza.
Per i non addetti ai lavori occorre semplificare il concetto di “stratigrafia post classica”. L’archeologo è soddisfatto perché “siamo riusciti a trovare, a una profondità impensabile, il livello delle costruzioni romane che sono a oltre quattro metri.
Si tratta di lacerti, di brandelli, ma sufficienti alla ricerca scientifica”. Il dottor Pandolfi prosegue nella lezione d’archeologia con la tesi che nei secoli sia stato l’uomo a rialzare continuamente il livello con costruzioni successive, fino ad arrivare all’attuale. “Le condizioni di lavoro sono estremamente difficili” sostiene Pandolfi, “la trincea è troppo stretta per arrivare a quelle profondità, ma mi rendo conto che ampliarla sarebbe impossibile”.
Sovrintendenza e Comune troveranno un accordo su tempi e modalità per concludere ricerche e lavori. Perché questa è cultura vera, è ricerca delle proprie origini. E’ storia.
Fonte: Corriere Adriatico 17/02/2007
Autore: Bruno Molinari
Cronologia: Arch. Romana